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Hina,Ris analizza 3 abiti infangati

Forse provano omicidio premeditato

Nuovi dettagli emergono sull'uccisione della giovane pachistana Hina Saleem.

Al vaglio dei Carabinieri del Ris ci sono degli abiti trovati nella casa dell'omicidio. Si tratta di vestiti appartenenti a tre persone, appallottolati in un angolo dell'abitazione e sporchi di fango. Gli abiti, inzaccherati forse per scavare la buca in cui è stata seppellita Hina, potrebbero essere la prova della premeditazione dell'omicidio.

Se le analisi confermeranno che gli abiti appartengono ai superindiziati dell'omicidio, Muhammed Saleem e Muhammed Tarik, padre e zio della ragazza, attualmente in carcere, potranno provare che l'omicidio è stato premeditato. Intanto, si attendono dalle compagnie telefoniche i tabulati per fare luce sulle chiamate ricevute e inoltrate dal cellulare di Hina venerdì 11 agosto, giorno dell'omicidio. Mentre il Ris è impegnato nell'analisi del Dna e nell'esame ai raggi X dei sacchi in cui il corpo di Hina è stato rinchiuso.

Per l'accusa l'ipotesi più realistica è che quel pomeriggio la 20enne si fosse recata a Sarezzo solo perché convinta di non trovare in casa né il padre, né gli altri uomini della famiglia. Potrebbe quindi essere stata attirata con l'inganno. Quanto all'uccisione, risalirebbe alle 18, in quanto Hina risulta scesa dal bus che l'ha condotta in Valtrompia tra le 17,30 e le 17,45, mentre già alle 18,30 due vicini di casa hanno testimoniato di aver visto i tre sospettati - padre, zio e cognato della 20enne - scavare in giardino. Il presunto piano di eliminazione della 'ribelle', dunque, prevedeva che ci si disfasse prontamente del corpo.

Inoltre vi sono le testimonianze di movimenti nell'orto quella sera. Anche se nessuno ci aveva fatto gran caso perché i Saleem spesso scavavano buche per seppellirvi resti di animali macellati. Gli investigatori ritengono di aver circoscritto anche l'orario della sepoltura, avvenuta durante un temporale tra la mezzanotte del venerdì e le sette del sabato mattina. Qualcuno, rincasato proprio verso mezzanotte, avrebbe infatti rivelato che a quell'ora il selciato in corrispondenza della finestra da cui il corpo sarebbe stato calato, per essere poi trascinato nella buca lì vicino, era pulito. Alle sette del giorno dopo, invece, era inzaccherato da grosse tracce di fango. Gli assassini, infatti, hanno agito sotto la pioggia. E le tracce di fango ricompaiono a sorpresa anche dentro l'abitazione, e sugli abiti informi appartenenti a tre persone rinvenuti appallottolati in un angolo della casa presto abbandonata. Abiti che ora sono al vaglio dei Ris.

Trovato il passaporto del cognato ricercato
Intanto, è giallo fitto sul "terzo uomo", il cognato di Hina Saleem, per ora irreperibile, che avrebbe preso parte al delitto. Le forze dell'ordine, allertate dalla procura di Brescia, hanno allargato le ricerche anche oltre i confini nazionali. Se l'uomo fosse espatriato, tutto farebbe pensare a una fuga sotto mentite spoglie, ordita con documenti falsi, magari sottratti a qualche connazionale. Nell'appartamento di Sarezzo, oltre ad aver trovato due valige piene di abiti femminili - una con vesti 'occidentali', jeans e magliette, e l'altra con veli e tuniche musulmani (quelle borse erano pronte per costringere Hina a partire?) - gli investigatori hanno trovato il passaporto del 27enne Mahmud Zait, marito della sorella maggiore della vittima. In via Dante 133 erano rimasti anche i documenti e il permesso di soggiorno di Muhammed Saleem, mentre le carte dello zio sarebbero state ritrovate nell'abitazione dove faceva ufficialmente base, in un paese a pochi chilometri da Sarezzo. Il fratello della madre di Hina, nell'ultima settimana, era stato ripetutamente visto a casa Saleem.