FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Hina, governo forse parte civile

Ministro Pollastrini: "Eʼ un impegno"

Il governo italiano ha intenzione di costituirsi parte civile contro il padre di Hina, la ragazza pakistana uccisa dai familiari nel Breasciano.

Lo ha annunciato il ministro per le Pari opportunità, Barbara Pollastrini. "Credo che lei debba essere il simbolo di un impegno per tutti noi - ha spiegato - Stiamo approfondendo tutti gli aspetti di una questione molto delicata, ma c'è la volontà di partecipare al processo".

Resta ancora da capire, però, se l'Avvocatura generale riuscirà ad individuare l'interesse leso dello Stato nella vicenda. Vicenda che va ad inserirsi nel disegno di legge Amato che dimezza da 10 a 5 anni i tempi di attesa per l'accesso degli stranieri alla cittadinanza italiana. "La tragedia di Hina ci induce a specificare ancora di più che il primo criterio per la cittadinanza sia legato alla condivisione del rispetto della libertà e dell'autonomia delle donne", ha ribadito il ministro Pollastrini.

Attesa per la testimonianza della madre
Si trova ancora in Pakistan con i parenti la madre di Hina Saleem, ma potrebbe fare ritorno in Italia la prossima settimana, come ha confermato in serata l'avvocato Alberto Bordone, legale di Mohamed Saleem, padre della 21enne. Gli investigatori sono pronti ad accogliere la donna al suo arrivo in aeroporto di ritorno dal Paese natale. La sua testimonianza potrebbe essere una delle chiavi di volta della vicenda, utile a mettere definitivamente in luce il rapporto di Hina con il padre Mohamed. Secondo il racconto di amici, la madre avrebbe protetto Hina dalle ire e dalle reazioni del genitore, garantendole che anche durante la sua assenza sarebbe stata al sicuro. Ma forse la donna è stata mandata in Pakistan proprio per poter infliggere a Hina la terribile punizione per essersi resa impura. Ascoltare il racconto della donna potrebbe dunque essere un elemento chiarificatore anche per sostenere la tesi della premeditazione.