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Vittorio Emanuele: "Non mi suicido"

Principe ferito in una caduta dal letto

La prima notte dietro le sbarre non è stata facile per Vittorio Emanuele di Savoia, che divide la cella del carcere di Potenza con un altro detenuto.

Il principe ha dormito poco, ancora scosso per l'arresto, ed è anche caduto dal letto a castello, battendo un braccio e procurandosi un livido. Ma ha rassicurato lo psicologo della prigione. "Vi do la mia parola che non mi suiciderò. State tranquillo", gli ha detto.

Vittorio Emanuele è apparso tranquillo, nonostante un po' di stanchezza e un ruzzolone notturno. Tutti hanno riferito di averlo trovato sereno e in buona salute. Fatto quest'ultimo confermato anche da una relazione della direzione del carcere al gip Iannuzzi. Il principe ha passato queste sue giornate in carcere fra letture di libri di storia, l'ora d' aria e quattro chiacchiere con il cappellano padre Angelo Di Vita. Non può vedere la tv e leggere i giornali e ha saputo di quanto emerso dalle intercettazioni soltanto dai legali.

Fuori dal carcere, intanto, è cominciato il presidio di solidarietà dei monarchici. Al cancello, oltra alla folla di giornalisti, cameramen e fotografi, sono arrivati anche i volontari della "Guardia d'onore delle tombe reali al Pantheon", un'associazione monarchica. Il principe ha ricevuto la visita del deputato della Dc, Giampiero Catone, che gli ha portato i saluti di suo figlio Emanuele Filiberto. E Vittorio Emanuele ha mandato a salutare la famiglia e i nipoti.

Probabilmente non gli è stato riferito l'ultimo attacco di sua sorella Maria Gabriella, in una intervista al quotidiano spagnolo El Mundo. "Mi dispiace per lui, però se l'è cercata", "dopo aver fatto moltissimo danno a Casa Savoia, è bene che abdichi" sono le frasi più pesanti, mitigate solo da un "credo sia innocente, probabilmente è solo un credulone che è stato raggirato".

Nessuna visita dai familiari
Né Emanuele Filiberto né Marina Doria giungeranno a Potenza: lo ha detto il portavoce di Emanuele Filiberto: "Sia il principe sia la signora sua madre sono nella loro casa di Ginevra, in attesa di sapere quando sarà possibile incontarlo". Intanto, durante l'interrogatorio, il collaboratore di Vittorio Emanuele, Gian Nicolino Narducci, non ha risposto alle domande del gip di Potenza, avvalendosi della facoltà di non rispondere.

L'amico Migliardi ammette le sue responsabilità
Rocco Migliardi, secondo quanto riferito dal suo avvocato, Diego Busacca, "ha detto tutto quello che è successo, ammettendo anche le sue personali responsabilità. Ho chiesto anche la scarcerazione al gip, che si è riservato di decidere dopo aver acquisito il parere del pubblico ministero". Migliardi ha spiegato di aver conosciuto il principe Vittorio Emanuele attraverso Ugo Bonazza. L'imprenditore messinese e Bonazza erano compagni di gioco al casinò. Migliardi avrebbe versato al principe a titolo di beneficenza, per vari scopi, dai 30 ai 40 mila euro, ricevendo in cambio la nomina a cavaliere dell'Ordine Mauriziano. Quando Migliardi si era ritrovato con l'autorizzazione per 5mila videopoker bloccata ai Monopoli di Stato, aveva chiesto aiuto a Bonazza, che gli aveva promesso l' interessamento del principe Vittorio Emanuele, previo pagamento di 20 mila euro. Migliardi aveva consegnato i soldi a De Luca e subito dopo si era visto concedere le autorizzazioni per 400 videopoker.