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Provenzano, altri tre arresti

Il boss agli agenti:"Sono un bravʼuomo"

La procura di Palermo ha disposto il fermo di tre persone accusate di favoreggiamento nei confronti di Bernardo Provenzano.

Si tratta di corleonesi che avevano il compito di portare i messaggi che arrivavano da tutta la Sicilia. Il provvedimento è stato eseguito dagli uomini della Mobile e dello Sco. Intanto trapelano indiscrezioni dalla procura. Il boss avrebbe detto: "Sono un brav'uomo, datemi un infermiere".

Arrestati i fiancheggiatori del boss
Il provvedimento, firmato dal procuratore aggiunto di Palermo, Giuseppe Pignatone e dai pm della Dda, Marzia Sabella e Michele Prestipino, è stato eseguito dagli uomini della Squadra mobile e dello Sco. Si tratta dello stesso gruppo investigativo che ha curato la cattura del latitante corleonese, che era ricercato da 43 anni. Gli inquirenti stanno iniziando a chiudere le indagini sui favoreggiatori di Provenzano. La polizia ha scoperto gli uomini che nell'ultimo anno avrebbero aiutato il vecchio padrino a restare ancora nell'ombra. I tre farebbero parte della rete di "postini" che aveva il compito di recapitare la corrispondenza del boss inviata attraverso i famosi 'pizzini'. Sono Calogero e Giuseppe Lo Bue, padre e figlio, e il pastore Bernardo Riina. Giuseppe Lo Bue, 36 anni, è rappresentante di aspirapolveri e collega di lavoro di Angelo Provenzano, il figlio del capo di Cosa Nostra che vive a Corleone con la madre, Saveria Benedetta Palazzolo.

"Datemi un infermiere"
Provenzano al momento della cattura aveva provato a reagire. Subito dopo l'ammanettamento si è rivolto agli agenti dicendo: "Voglio un infermiere. Tra un po' avrei dovuto farmi l'iniezione...". Operato alla prostata in Francia, in una clinica privata di Marsiglia, il capo di Cosa Nostra ha mostrato di preoccuparsi della sua salute. Infatti,su un tavolo è stato trovato anche un libro di medicina illustrata che, poco prima di essere sorpreso, stava leggendo.

Altre indiscrezioni sono poi trapelate dalla Questura. Il "fantasma di Corleone" davanti agli investigatori avrebbe chiesto: "Che ci faccio io qui? Io non c'entro niente, sono una brava persona". Ma davanti ai magistrati è stato solo silenzio. Il procuratore nazionale Antimafia, Piero Grasso, attendeva da una vita di ascoltare il boss dei boss. Lo "zu Binnu", però, ha mantenuto la sua aria serena. "Quel ghigno buono e sornione che solo i preti hanno", ha aggiunto uno degli agenti che lo hanno catturato. Per lui è finita la latitanza passata nella masseria ma la lotta alla mafia non è finita, altri picciotti si fanno avanti per colmare il vuoto di potere lasciato da "u tratturi".