Via Poma, c'è il Dna dell'assassino
Novità nelle indagini sullʼomicidio
A 15 anni dalla morte di Simonetta Cesaroni emergono importanti novità che potrebbero dare una nuova svolta alle indagini sul delitto di via Poma a Roma.
Grazie infatti a nuovi sistemi ed analisi di laboratorio, è stato possibile ottenere dai vestiti e dagli oggetti della vittima, tracce di sangue che hanno portato a determinare il Dna dell'assassino, che è sicuramente di sesso maschile.
La procura di Roma fa dunque un deciso passo avanti nelle indagini sul giallo della ragazza che, il 7 agosto del 1990, venne uccisa con 27 coltellate. Gli esperti del Ris (già noti alle cronache per aver indagato su numerosi delitti eccellenti) grazie a nuove e sofisticate apparecchiature, hanno individuato una traccia genetica maschile che, con buona probabilità, dovrebbe appartenere all'assassino. La relazione dei tecnici non è ancora stata depositata in Procura a Roma ma, appena giungerà nelle mani del magistrato che si occupa dell'indagine farà scattare la comparazione del Dna individuato con il codice degli "indiziati" che quindici anni fa si sottoposero a prelievi di sangue ed altri esami che non portarono a nessun risultato utile.
Il Dna isolati dai carabinieri del Ris potrebbe essere uguale a quello già individuato nell'appartamento dove fu trovato il cadavere nel 1990, esami però contestati da alcuni avvocati degli indagati perchè considerati non utilizzabili e veritieri, in quanto condotti con apparecchiature che avevano consumato le tracce durante gli accertamenti. Adesso invece, il Dna individuato sarebbe "inattaccabile" e l'esame sui reperti potrebbe così essere ripetuto. Non è neanche da escludere che il codice genetico recuperato possa già esser stato confrontato con quello delle diciassette persone che all'epoca del delitto furono coinvolte nell'inchiesta.