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Incinta e uccisa,preso convivente

Denunciò sterilità:bimbo doveva sparire

Era incinta e per questo il suo convivente l'ha prima strangolata e poi l'ha bruciata.

Il movente era proprio in quel bimbo che portava in grembo, prova della fertilità del killer: Roberto Del Nero, 49 anni, aveva in corso una causa da 500mila euro contro un ospedale, accusato di averlo reso sterile. Quel bimbo, e la madre, erano prove che andavano cancellate. Ma ora, a 7 mesi dal delitto, la polizia ha messo in galera l'omicida.

L'arresto di Del Nero è avvenuto in un lussuoso albergo di Stresa dove stava facendo colazione con un facoltoso amico americano. La giustizia, seppur lentamente, ha iniziato il suo corso. Melinda Szucs, modella ungherese di 34 anni, è stata trovata morta il 19 aprile nell'area di un cantiere in localita' Le Mose, alla periferia di Piacenza. La donna era stata strangolata e il suo corpo bruciato.

Il movente di questo terribile omicidio, secondo gli investigatori, sta nel bimbo che la donna portava in grembo. Del Nero non avrebbe voluto il bambino perché lo scorso anno aveva intentato una causa civile contro un ospedale dove era stato operato. Una causa di risarcimento danni con richiesta di un miliardo delle vecchie lire perché - avrebbe sostenuto Del Nero - in seguito a quella
causa lui sarebbe rimasto sterile. Ecco perché la gravidanza della sua compagna era vista come un ostacolo. Insormontabile visto che la vittima aveva espresso l'intenzione di non abortire.

Ancora più tragica la vicenda visto che lo stesso Del Nero la causa l'aveva persa già nel gennaio del 2004. Ma la comunicazione è arrivata solo nel maggio di quest'anno, trenta giorni dopo l'omicidio. Ad avvalorare questo castello accusatorio vi sarebbero anche alcuni messaggi e-mail che Del Nero avrebbe inviato al fratello di Melinda Szucs. Diversi messaggi, che sarebbero stati
interrotti all'indomani dell'omicidio.

Scomparsa Melinda, il milanese (in passato anche consulente aziendale di 'firme' della moda) avrebbe telefonato al fratello della donna domandandogli di cancellare tutte le e-mail che gli aveva inviato e di non parlare con nessuno dei contenuti. Lo stesso Del Nero avrebbe poi provveduto a far smontare dal suo computer l'hard disk, facendone installare uno nuovo.

La Squadra Mobile della questura piacentina è però riuscita a trovare il vecchio hard disk nel laboratorio di un tecnico informatico; da questo disco sono 'sbucati' i messaggi e-mail inviati al fratello di Melinda. In uno di questi l'uomo gli avrebbe chiesto se conosceva qualche esperto in operazioni di vasectomia. Forse intendeva farsi sterilizzare, sempre nel tentativo di riuscire ad ottenere l'ingente somma chiesta nella causa civile.

Melinda Szucs, in Italia da anni con permesso di soggiorno e passaporto intestati alla sorella, frequentava alcuni amici, di cospicue possibilità economiche, e conviveva con Roberto Del Nero. Il suo corpo carbonizzato fu trovato da un operaio del cantiere (accanto fu recuperato un coltellino di proprietà del convivente); le indagini per dare un nome alla vittima impiegarono oltre venti giorni. Il convivente aspettò però fino al 12 maggio prima di denunciarne la scomparsa: prima disse di averlo appreso guardando la trasmissione tv 'Chi l'ha visto?' in onda proprio il 12 maggio, poi invece di aver saputo fin dal 21 aprile (48 ore dopo il ritrovamento del cadavere) che la giovane era stata assassinata. Tra l'altro poco dopo il delitto sul suo computer vennero digitate, tramite un motore di ricerca, le parole 'donna bruciata Piacenza'. "Chi ha utilizzato quel computer - ha spiegato il dirigente della Mobile, Girolamo Lacquaniti - conosceva tempi e modalità dell'omicidio".

Nella vicenda giudiziaria è entrato a luglio, indagato con l'accusa di favoreggiamento, anche il primo avvocato difensore, che avrebbe fornito un alibi falso agli inquirenti sostenendo che il suo assistito, la notte del delitto, era in sua compagnia. Successivamente lo stesso legale, in un nuovo interrogatorio, sarebbe crollato, ammettendo che quella notte non sapeva affatto dove Del Nero si trovasse. E lo stesso agente di modelle, ritrattando quanto dichiarato in precedenza ai magistrati, avrebbe poi ammesso di non aver trascorso la notte dell'omicidio con l'amico avvocato. Del Nero anche negli ultimi mesi aveva continuato a fare la vita di sempre; ad agosto, per esempio, aveva trascorso due settimane di vacanza in Messico, perché non aveva restrizioni della libertà personale. "Il mio assistito si è sempre detto innocente e non ha nessun interesse a diventare latitante, sarebbe una pazzia - aveva commentato all'epoca il suo attuale difensore, il milanese Alessandro Bastianello - La Procura era stata comunque avvertita del viaggio". Fino a questo weekend.