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"Erika,aiutami, salva tuo fratello"

Il delitto raccontato dalla ragazza

Erika ha fornito versioni diverse, a volte contrastanti, su quel che accadde il 21 febbraio.

L'ultima, qualche giorno fa al Pm, ricalcherebbe quella del 22 agosto, arrivata dopo le pressioni dei difensori e del padre, e dopo che le autopsie sui corpi delle due vittime hanno stabilito che Susy Cassini e il figlio Gianluca furono uccisi da due persone.

Prima di accompagnarla a casa intorno alle 19, Omar - racconta Erika - "ha iniziato a parlarmi della libertà". "Voleva sistemare le cose a modo suo e mi ha detto che voleva ammazzare i miei genitori. A questa frase io non ho detto niente perché molte volte quando si prova odio per una persona si dice 'Ti ammazzerei" e "non avevo capito che volesse fare le cose seriamente e così gli ho detto: 'Ma no, tanto il prossimo anno compio diciott'anni' e lui m'ha detto: 'Se questa sera i tuoi non ci sono, io li aspetto"'.

Omar va a casa della ragazza. I due raggiungono la camera di Erika: "Io stupidamente - racconta la ragazza - pensavo che volesse fare l'amore perché s'era tirato giù i pantaloni. Invece s'è infilato la mia tuta ed è disceso giù ed ha iniziato di nuovo in modo duro, forte a dirmi che voleva ammazzare i miei genitori e che però non voleva ammazzare mio fratello perché diceva 'Tu non ti devi preoccupare per tuo fratello perché gli faremo noi da genitori'. Io non è che m'ero lasciata convincere da quello che diceva Omar, però quando ero vicino ad Omar mi sentivo sicura e protetta".

In una successiva versione, Erika dice che Omar uccise anche Gianluca perché era un "testimone".

Al rientro di Susy Cassini, Omar si nasconde in bagno: "Io - dice Erika - ho fatto finta di niente" mentre Gianluca "mi ha salutato ed è andato subito in camera sua perché aveva i Pokemon da mettere dentro". Quando la madre entra in bagno, comincia la tragedia: "Ho visto uscire Omar che ha diretto il primo colpo nella pancia e mia mamma è caduta subito a terra. Poi sono andata vicino ad Omar e vedevo che la teneva per il collo e intanto con la mano sinistra o la mano destra la colpiva. Poi il coltello si è curvato, s'è rotto, forse ha picchiato sul pavimento, non so e lui m'ha detto: 'Erika muoviti, dammi un altro coltello', e io ho aperto il cassetto e ho preso un altro coltello più o meno simile e lui m'ha dato quell'altro in mano e io sono andato a posarlo in salotto e ha continuato con quello.
Poi io non riuscivo a vedere mia mamma così mi mettevo di spalle perché mia mamma mi diceva: 'Erika aiutami, salva tuo fratello', e poi faceva delle domande a Omar, gli chiedeva: 'Perché, Omar, mi stai facendo questo, cosa t'ho fatto di male?'. Poi Omar si è alzato e m'ha detto: 'Adesso tu stai qua e fai la guardia a tua mamma"'.

Solo il 22 agosto Erika ammette di aver anche lei accoltellato la madre: "Lui la stava finendo"... "a un certo punto quando mia madre l'ha morsicato la teneva solo con una mano perché l'altra gli faceva male, allora mi ha detto 'Colpiscila tu...' e mi ha lanciato il coltello".

"Ho colpito mia mamma all'addome mentre era per terra e Omar la teneva per il collo e m'ha detto 'Colpiscila' e io l'ho colpita", "non so perché ho colpito. Dovrei essere la Erika di quella sera per saperlo...".

"Mia madre non ha urlato... chiedeva aiuto... diceva che non voleva morire... e Omar la insultava, le diceva le parolacce e diceva che era tutta colpa sua, che lui non aveva colpa perché era deciso, come se avesse una missione da fare, era lì e la stava facendo".

Sempre nell'ultimo colloquio con i periti, Erika aggiunge di aver avuto paura: "Piangevo, quando mi ha detto di colpire non ho capito, sentivo, non provavo sentimenti in quel momento, né verso di Omar, né verso mia mamma. Non provavo sentimenti, erano finiti. Vedevo quello che stava succedendo però non mi rendevo conto delle conseguenze".

"Ho colpito mia mamma all'addome mentre era per terra e Omar la teneva per il collo e m'ha detto 'Colpiscila' e io l'ho colpita", "non so perché ho colpito. Dovrei essere la Erika di quella sera per saperlo...".

Erika non parla di una sua partecipazione diretta all'omicidio del fratellino Gianluca, "non me lo ricordo. Non è possibile". Ad ucciderlo secondo lei è Omar, nel bagno al piano di sopra: "Ho sentito l'acqua e voci di mio fratello che urlava, che gridava, che magari mi chiamava e poi Omar mi ha chiamato e mi ha chiesto di portargli su un cerotto e un disinfettante" per medicargli il dito. Racconta che Omar le chiede di prendere il topicida che lui aveva portato da casa e che aveva in una tasca della giacca lasciata nella tavernetta: "Facevo qualsiasi cosa Omar mi dicesse. Non sapevo cosa servisse il topicida, m'aveva detto di portarglielo su con un bicchiere. Andando su con dentro il topicida io l'ho rovesciato perché sono scivolata per le scale" e "quando sono arrivata su ho visto che mio fratello era nella vasca da bagno e non sapevo se era vivo o se era morto".

In carcere Erika è vittima di allucinazioni: "Ho aperto il rubinetto e ho visto tutto il sangue uscire". E si dice malata: "Adesso ho bisogno di essere curata, perché quella sera non ci capivo niente".