Frode da tre miliardi, indagato Verdiglione
Lo psicanalista accusato di false fatturazioni, truffa allo Stato e appropriazione indebita
E' finito sotto indagine per frode fiscale da tre miliardi di euro lo psicanalista Armando Verdiglione, insieme con altre 25 persone.
A notificare l'avviso di conclusione delle indagini è stata la Guardia di finanza di Milano. Le accuse sono di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, truffa in danno di istituto di credito per ottenere finanziamenti, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita.
L'inchiesta, coordinata dal pm milanese Bruna
Albertini, ha portato inoltre il gip Cristina Mannocci a disporre
il sequestro preventivo di due ville storiche in provincia di
Milano tra cui Villa San Carlo Borromeo di Senago (che ospita una
delle sedi dell'Università del secondo Rinascimento), il cui
valore complessivo è di circa 300 milioni di euro.
Durante le indagini, iniziate circa due anni fa,
sono state scoperte fatture per operazioni inesistenti per circa
3 miliardi di euro mentre l'Iva evasa sarebbe stata, secondo gli
accertamenti, di 300 milioni di euro. Armando Verdiglione negli
anni Ottanta è stato protagonista di una serie di vicende giudiziarie
relative all'attività sua, della sua fondazione e dei suoi
collaboratori.
Le indagini della Guardia di
finanza hanno accertato un giro di fatture false
per circa tre miliardi di euro e hanno riguardato un gruppo
societario composto da associazioni culturali, fondazioni e
onlus, riferibili allo stesso Verdiglione. Oltre a lui, tra i 25 indagati risultano anche la moglie Cristina Frua De Angeli e
altri collaboratori.
Durante i loro accertamenti, le Fiamme gialle hanno scoperto un
rilevante giro di transazioni finanziarie supportate da
operazioni economiche fittizie, tra cui consulenze aziendali,
commerciali e di marketing, corsi di formazione e di vendita e
acquisto di opere d'arte. Tutto finalizzato all'evasione fiscale e a
ottenere linee di credito indebite da parte delle banche.
L'inchiesta ha inoltre portato alla luce fatture false per
lavori edili riferibili alle dimore storiche del gruppo, e cioè
anche alle due ville sequestrate (la San Carlo Borromeo di Senago
e Villa Rasini di Medolago) con lo scopo di beneficiare di
sovvenzioni pubbliche, visto l'interesse architettonico di due
degli edifici.
Tra le accuse contestate agli indagati, infine, l'associazione
a delinquere finalizzata all'emissione e all'utilizzo di fatture
per operazioni inesistenti.