cronaca

Abruzzo, blitz contro immigrazione

Falsi permessi a cinesi: 29 arresti

16 Feb 2006 - 07:02

Operazione della polizia contro un'organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di cittadini cinesi in Abruzzo con false regolarizzazioni. Gli uomini della squadra mobile di Pescara hanno eseguito 29 provvedimenti di arresto nei confronti di altrettante persone. Anche 18 mila euro il costo previsto per istruire le pratiche per portare fino a tre familiari in Italia.

False autorizzazioni di lavoro e permessi di soggiorno venivano rilasciati a cinesi che avevano aperto nel capoluogo abruzzese attività commerciali falsamente certificate dalla direzione provinciale del Lavoro. Nell'operazione sono stati coinvolti anche funzionari della pubblica amministrazione e imprenditori locali, che avrebbero emesso false attestazioni per regolarizzare gli immigrati. Tra i 29 arresti vi sono il direttore dell'ufficio provinciale del lavoro, due funzionari dello stesso ufficio, il giudice di pace del tribunale di Ortona (Chieti) e un avvocato.

Le persone tratte in arresto sono accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, concussione, corruzione, falso e abuso d'ufficio. Secondo gli inquirenti, l'organizzazione aveva creato una vera e propria rete parallela a quella prevista per la normativa in materia. Esistevano veri e propri tariffari per il rilascio di false autorizzazioni al lavoro, permessi di soggiorno e ricongiungimenti familiari a persone che non ne avevano i requisiti. si andava dai 7mila euro per un singolo rinnovo del permesso di soggiorno, fino ai 18mila per le richieste di ricongiungimento familiare per tre persone e ai 24mila per quattro.

In tal modo veniva anche aggirato il meccanismi delle "quote d'ingresso" e le nuove attività aperte dagli immigrati - soprattutto ristoranti e negozi d'abbigliamento - si trasformavano presto in punti di reclutamento per la manodopera cinese. A questo punto, la direzione provinciale del Lavoro rilasciava false certificazioni. Gli incassi dell'organizzazione venivano quindi trasferiti a familiari residenti in Cina, che a loro volta aprivano attività commerciali o investivano in immobili.

A interrompere l'attività clandestina sono stati gli uomini della squadra mobile di Pescara, coordinati dal Servizio centrale operativo (Sco) della Direziona anticrimine centrale (Dac). Nel corso dell'operazione sono state sequestrate 13 sedi societarie ed eseguite numerose perquisizioni, una delle quali negli uffici della direzione provinciale del lavoro di Pescara.

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