Da Cipro l'offensiva contro l'Italia
La mafia russa non è solo crimine a mano armata. In Italia ha attuato una penetrazione facendo perno su Cipro, adoperata come base logistica sin dagli anni '90. Compravendite commerciali, prostituzione, riciclaggio di danaro e traffico di persone sono alcuni dei traffici nei quali i mafiosi sono invischiati. Numerosi gli arrivi di russi, apparentemente uomini d'affari, che comprano beni per milioni, per poi rivenderli a prezzi centuplicati.
I visti d'ingresso e i permessi di soggiorno in Italia sono diverse migliaia e gli investigatori in Lombardia, nelle Marche, nel Lazio hanno individuato la presenza di consistenti gruppi affiliati alla "Brigata Solntevskaja", la Brigata del Sole, molto attiva a Mosca. La mafia russa è strutturata, come nell'ex Urss, in bande che a seconda dell'etnia sono specializzate in determinati crimini: i georgiani nel campo delle estorsioni, i ceceni in quello della droga, i tagichi nelle rapine e tutti insieme nel settore bancario. Estremamente feroce, sia nei confronti dei russi che non rispettano le regole, che nei riguardi dei loro nemici o di uomini di altre organizzazioni criminali, la mafia russa ha stretto rapporti d'affari con quella calabrese, dimostrando di saper avere nel proprio arco le frecce di una delinquenza che va dai reati meno complessi, come la prostituzione, a quelli più raffinati, come il materiale radioattivo.
Già nell'aprile del 2002 i servizi italiani valutavano che "l'attività delle consorterie ex sovietiche, specie della cosiddetta mafia russa, si sostanzia principalmente in azioni dirette ad infiltrare i circuiti economici legali attraverso sofisticate tecniche finanziarie, intese a reinvestire le risorse provenienti dai commerci illeciti gestiti su scala internazionale. Sono risultati in costante incremento anche i traffici di droga e di armi, nonché lo sfruttamento della prostituzione, sovente gestito in collaborazione con elementi malavitosi italiani".
Ormai il crimine organizzato russo ha dato vita ad un'impressionante struttura per il riciclaggio dei suoi proventi, facendone il proprio vero punto di forza. Sono circa duecento le società internazionali ritenute collegate con la mafia russa: quattordici hanno sede nella Federazione Russa, altre, oltre centocinquanta, sono state localizzate dagli investigatori nelle Bermuda, alle Isole Cayman, in Germania, Irlanda, Lussemburgo, Cipro, Francia, Inghilterra, Cina, Liechtenstein, Marocco, Mauritania, Austria, Seychelles, Ucraina, Stati Uniti, Uzbekistan, Moldavia, Panama, Romania, Slovacchia. Le branche di attività in cui il crimine organizzato russo ripartisce il rischio, ricicla il denaro e lucra enormi somme, vanno dalle banche alla chimica, fino al commercio, l'edilizia, gli immobili, alberghi, amministrazioni finanziarie e fiduciarie, settore petrolifero, marketing, studi legali, trasporti, materie prime, ingegneria di progettazione, industria del divertimento.
Alle circa duecento società sparse per il mondo e legate al crimine organizzato russo se ne devono aggiungere altre centoventi, circa, che hanno una sede in Svizzera, una quarantina nel cantone di Ginevra, più di venti nel Canton Ticino e una trentina nel Vaud. Così come le società collegate sono ripartite in numerosi paesi, altrettanto può dirsi per la ripartizione geografica delle persone che compongono la galassia di questo poderoso settore del crimine organizzato. Le fonti investigative che hanno condotto indagini sul fenomeno, hanno individuato affiliati di venticinque nazionalità. Tra gli altri, albanesi, armeni, sauditi, georgiani, irakeni, israeliani, marocchini, moldavi, serbi, montenegrini, turchi.
L'attività del crimine organizzato russo ha il suo momento finanziario-bancario nel riciclaggio e nel reinvestimento del denaro lavato nell'economia legale. Secondo gli investigatori, tra i canali utilizzati per far affluire i fondi ai paradisi fiscali, vi sarebbero quelli attivati a suo tempo dal Kgb e dal Gru. Nel dicembre 1999, dopo l'Ucraina, anche la Russia ha ratificato la convenzione europea sulla collaborazione giudiziaria in materia penale, come pure la convenzione europea sull'estradizione. Gli ultimi dati disponibili sulla cooperazione giudiziaria tra i paesi ex-sovietici e l'occidente, indicano in 92 le inchieste in corso sul crimine organizzato: 58 con la magistratura russa, 27 con quella ucraina, il rimanente con Armenia, Kazakhstan, Kirghzistan, Uzbekistan e Bielorussia.