Accolto il legittimo impedimento. Il leader del Pdl annuncia le sue dichiarazioni spontanee il 1° marzo
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La Corte d'Appello di Milano ha accolto il legittimo impedimento avanzato dai difensori di Silvio Berlusconi, tra gli imputati al processo di secondo grado sul caso del diritti tv Mediaset, e ha rinviato il procedimento al primo marzo, dopo il voto, quando è stata fissata la requisitoria del Pg. Quello stesso giorno il Cavaliere ha annunciato che intende rendere dichiarazioni spontanee in aula. La sentenza è attesa per il 23 marzo.
Fissato il calendario del processo: il 23/3 la sentenza - I giudici nel motivare la loro decisione hanno considerato che la campagna elettorale è in "una fase conclusiva" e tutti i candidati sono, peraltro, impegnati in interventi in emittenti radio e tv. Interventi regolati dalla legge sulla Par condicio, legge che ha determinato l'aggiornamento del processo a dopo il voto. I giudici hanno inoltre fissato il calendario delle udienze a partire dal primo marzo, cui seguiranno quelle del 2 del 9 e del 16 marzo con le discussioni delle difese e il 23 marzo con le eventuali repliche e la sentenza, salvo variazioni in corso d'opera. I giudici hanno anche sospeso la prescrizione del processo.
Legittimo impedimento - All'udienza di oggi Berlusconi e i suoi legali, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, non si sono presentati adducendo un legittimo impedimento per gli impegni di campagna elettorale e hanno chiesto il rinvio al primo marzo. Nel fax pervenuto alla cancelleria del tribunale di Milano i legali dell'ex premier hanno fatto sapere che il loro assistito è impegnato in una trasmissione televisiva nel pomeriggio, in una intervista con un quotidiano e in un altro programma tv in serata. Anche Ghedini e Longo hanno segnalato di avere un impegno per questa mattina per una intervista televisiva.
Valutato lo stralcio della posizione di Berlusconi - I giudici della Corte d'appello di Milano, viste le reiterate richieste di rinvio per legittimo impedimento avanzata da Silvio Berlusconi e dai suoi legali, stanno valutando l'ipotesi di separazione della posizione dell'ex premier. Il presidente della Corte, Alessandra Galli, ha chiesto in aula alle parti che cosa ne pensassero rispetto una ipotesi di separazione. L'avvocato generale Laura Bertolè Viale si è opposta, sostenendo che la posizione del leader del Pdl non si può stralciare. Sulla stessa linea l'avvocato di parte civile e anche i difensori degli altri imputati.