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Il meteorologo: Hannibal è un falso,
l'anticiclone si chiama Ignaz

In questi giorni si è scatenata una polemica inerente alla nomenclatura delle masse di alta e bassa pressione. Luigi Latini del centro Epson Meteo spiega le motivazioni del dibattito

Meteo.it

L'arrivo dell'anticiclone di fine aprile non ha solo portato il bel tempo sulla penisola italiana ma ha anche scatenato una querelle mediatica a causa delle divergenze nate sul suo nome.

Alcuni esperti di meteorologia lo hanno denominato Hannibal anzichè  Ignaz, nome ufficiale assegnato dall'Istituto di meteorologia dell'Università di Berlino. Luigi Latini del centro Epson Meteo ci spiega perchè è nata questa polemica e come funziona il sistema di denominazione dei fenomeni atmosferici nel mondo scientifico.

Perchè è nato questo dibattito sul nome dell'anticiclone Ignaz?

L'unico nome riconosciuto a livello scientifico e accademico è Ignaz, assegnato dall'Istituto meteorologico dell'Università di Berlino, l'unico ente europeo preposto alla denominazione dei fenomeni atmosferici. Hannibal è un falso mediatico rilanciato da un sito italiano di previsioni meteorologiche e ripreso dai media e dalle agenzie di stampa. Il meteorologo in questione ha anche rilasciato un'intervista in cui spiegava di aver visto quella massa di alta pressione e di averla battezzata con il nome Hannibal perchè è stato il primo a scoprirla. Ma non funziona così. La meteorologia è una scienza seria e come tale ha delle regole rigide da rispettare. Non è che il primo che arriva può permettersi di dare il nome ad un ciclone o un uragano. 


Quindi c'è un rigido protocollo scientifico da rispettare?

Assolutamente sì. I fenomeni atmosferici vengono denominati con nomi femminili o maschili, a seconda che siano masse di bassa o alta pressione, dal 1954. C'è una metodologia rigida, delle regole ben precise da seguire. Il nome viene assegnato solo da alcuni istituti meteorologici riconosciuti a livello nazionale e internazionale e designati dall'Omm, l'organizzazione mondiale di meteorologia. Solo dopo aver analizzato il fenomeno atmosferico ed aver raggiunto prove scientificamente certe si procede alla denominazione seguendo l'ordine alfabetico americano. Seguire questa prassi aiuta anche nella ricerca perchè d'impatto, perchè osservando la lettera alla quale si è arrivati alla fine dell'anno si può capire a colpo d'occhio l'andamento e il numero delle perturbazioni o delle aree di alta pressione di quell'annata. 


Sbagliare a denominare un fenomeno atmosferico, quindi, si ripercuoterebbe sui risultati di future ricerche


Esatto, è questo il problema. Se ognuno agisse alla maniera del "L'ho visto prima io, gli dò io il nome" sarebbe il caos. Le lettere si incrocerebbero, alcuni fenomeni presunti verrebbero amplificati esageratamente e il conteggio finale delle perturbazioni e delle aree di alta pressione non sarebbe più scientificamente attendibile. Infatti questo è proprio il caso. Non solo Hannibal non è un nome riconosciuto dall'Omm e dall'Istituto di Berlino ma non è nemmeno la "H" la lettera giusta. Già a marzo ci fu un'area di alta pressione e venne utilizzata l'"H", ora toccava alla "I". Ma la colpa non è solo di questo centro meteorologico che vuole visibilità mediatica.


E' anche colpa della stampa che non ha verificato la notizia?

Sì. Prima di rilanciare una notizia scientifica bisognerebbe verificarla ed essere certi della veridicità di quello che si pubblica. Le agenzie di stampa che per prime hanno scritto di "Hannibal" avrebbero dovuto quantomeno chiamare l'Aeronautica militare, l'organo meteorologico nazionale riconosciuto dall'Omm, che avrebbe sicuramente smentito quel nome senza attendibilità scientifica.  


Ma in tutto ciò l'Istituto di Berlino si è espresso in merito alla questione?

No, credo proprio che non ne siano nemmeno a conoscenza, non credo si immaginino nemmeno che qualche meteorologo abbia inventato di sana pianta un nome senza attenersi al protocollo. Nel mondo accademico queste cose non dovrebbero accadere.