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Nocs, la "banda del morso" era al completo
quando fu ucciso l'agente Donatoni

Bufera sul "sottocomando" che vessava i colleghi. Tutti presenti al blitz per liberare Soffiantini

Dal Web

Trame oscure, silenzi insanguinati, suicidi e, forse, omicidi.

Scoppia la bufera sui Nocs, poche settimane dopo la pubblicazione delle immagini che testimoniano i soprusi compiuti alla caserma di Spinaceto. Gli autori delle vessazioni erano quasi tutti presenti il giorno del fallito blitz per liberare l'imprenditore Giuseppe Soffiantini. La notte della misteriosa morte dell'agente scelto Samuele Donatoni.

Sono passati 14 anni dal 17 ottobre 1997. Quella notte un agente rimane ucciso durante un blitz organizzato per liberare l'imprenditore Giuseppe Soffiantini, sequestrato 4 mesi prima. E' Samuele Donatoni. Tre anni dopo il tribunale di Roma condanna i 19 sequestratori per concorso morale in omicidio. Nel 2005, però, la quarta Corte d'Assise di Roma assolve un ventesimo sequestratore sfuggito alla cattura precedente perché il colpo fatale non fu esploso dal kalashnikov di uno dei rapitori ma a bruciapelo, da dietro. Da fuoco amico.

Quella notte, come emerge da un'inchiesta di Repubblica, c'erano tutti i componenti del “sottocomando”, della “banda del morso” sui cui comportamenti è stata aperta un'inchiesta interna alla polizia.

Nello Simone raccolse il kalashnikov
A Riofredo c'era l'agente Nello Simone, il fotografo degli scatti che testimoniano i soprusi in caserma. Fu lui a scovare il kalashnikov di Mario Moro. Fu lui, secondo i giudici della quarta Corte d'Assise di Roma, a tentare di depistare le indagini. La versione di Simone fu contraddetta da un testimone: Nicola Calidari, il dirigente della Criminalpol ucciso nel 2005 da fuoco amico nei concitati momenti che hanno portato alla liberazione di Giuliana Sgrena, rapita in Iraq.

Roberto Miscali e Vittorio Filipponi
C'era anche Roberto Fiscali, quella notte. Era il più vicino all'agente Donatoni. Fiscali è il protagonista del pestaggio, in ospedale, di un agente colpevole di “aver disonorato” il reparto tentando di sedare una rissa in discoteca e rimediando una coltellata. Accanto a lui anche Vittorio Filipponi.

Il medico Gianluca Magliani
Sembra incredibile ma sull'auto medica, quella notte, c'era lo stesso medico che, nel 2009, diede un solo giorno di prognosi all'agente pestato dal “sottocomando” e autore della denuncia a Repubblica. Si tratta di Gianluca Magliani. Un suo collega, pochi giorni dopo, diede 108 giorni di prognosi allo stesso agente aggredito.

L'unico assente: Fernando Olivieri
A Riofredo non c'era Fernando Olivieri, un altro dei protagonisti del sottocomando. Il quale però fu protagonista, pochi giorni dopo l'uccisione di Donadoni, del blitz che portò alla morte di uno dei banditi, quel Mario Moro che imbracciava un kalashnikov il 17 ottobre. Il corpo di Moro venne martoriato con numerosi colpi. Prima di morire, pochi giorni dopo, si assunse tutta la responsabilità del sequestro Soffiantini ma si dichiarò innocente riguardo la morte di Donatoni.

Indagini in corso
Il capo della Polizia Antonio Manganelli ha dato mandato di indagare su quanto accaduto a Spinaceto, sulla “banda del ragno”, su questo “sotto comando” che appare potentissimo e che è il protagonista di troppe vicende ancora non chiare.