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P4, sì della Camera alle cassette di Milanese
No all'uso delle intercettazioni di Verdini

Il collaboratore di Tremonti: "Su di me solo calunnie. Le indagini vadano fino in fondo"

LaPresse

La Camera ha concesso l'autorizzazione all'apertura delle cassette di sicurezza e all'utilizzo dei tabulati telefonici di Marco Milanese, con 545 sì e 23 no.

La Giunta per le autorizzazioni aveva proposto all'aula di rispondere positivamente alle richieste dei magistrati, così come, in tal senso, si era espresso lo stesso Milanese. L'Aula dice invece no all'uso delle intercettazioni di Denis Verdini.

"Sono stato schiacciato da un vento di calunnie e ho un solo modo per dimostrarlo al più presto: che le indagini proseguano e vadano a compimento nel più breve tempo possibile", ha detto Milanese nel dibattito sulla richiesta della procura di Napoli di acquisire i suoi tabulati telefonici e aprire le sue cassette di sicurezza, poco prima che Montecitorio desse il suo permesso a procedere.

Sul deputato ed ex consigliere politico del ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, pende anche una richiesta di arresto sulla quale la giunta si esprimerà il 16 settembre. La richiesta andrà in Aula la terza settimana di settembre.

La Camera dice no alle intercettazioni di Verdini
La Camera ha negato l'autorizzazione all'uso delle intercettazioni per Denis Verdini. Hanno votato no in 278, 301 sì e tre astenuti al parere della giunta contrario all'uso delle intercettazioni.

Denis Verdini non ha partecipato al voto della Camera che ha negato l'autorizzazione all'uso delle sue intercettazioni, e uscendo dall'Aula ha ribadito di aver fatto un ragionamento sui confini da dare agli ascolti "pensando agli altri, tanto io sono già sputtanato da due anni". In Aula, dice, "ho cercato di spiegare con il ragionamento una questione che attraversa il Parlamento da tempo". E "ho fatto leva sul mio caso affinché il Parlamento rifletta sui confini" da dare alle intercettazioni, "se e quando farlo, quando si possono usare". Sul tema, aggiunge, "lo scontro è politico e non tecnico".

Quanto alle "fughe di notizie", registrate anche nell'inchiesta in cui è coinvolto, Verdini non indica colpevoli ma, dice, "guardo agli esiti. Qualunque accusa, anche la più infamante - spiega - deve essere circoscritta e il giudizio deve essere rapido". I tempi "lunghi" per l'esponente del Pdl "non fanno bene alla giustizia e fanno un danno clamoroso".

Mentre tempi "più rapidi" permetterebbero di migliorare "il rapporto di fiducia nei confronti della magistratura, che si è incrinato, almeno nei rapporti tra magistrati e politica".