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Monterotondo, la 19enne che ha ucciso il padre violento: "Per noi non c'era più futuro"

"Lʼamore per la boxe è lʼunica cosa bella che mi ha lasciato", si legge nel verbale dellʼinterrogatorio. "Picchiava mia mamma un giorno sì e uno no", racconta poi la ragazza ai pm

Monterotondo, la 19enne che ha ucciso il padre violento:
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"Io e mamma non credevamo più nel futuro.

Per questo non siamo mai nemmeno andate al pronto soccorso per farci medicare, per questo non abbiamo mai denunciato". Così ai pm Deborah Sciacquatori, la 19enne di Monterotondo, vicino a Roma, che per difendersi ha ucciso il padre. Da tempo l'uomo, ex pugile, vessava la famiglia con violenze e aggressioni. "L'amore per la boxe è l'unica cosa bella che mi ha lasciato", racconta la ragazza.

"Non volevo ucciderlo - continua a ripetere la 19enne, come riporta La Repubblica - nonostante la mia vita sia stata sempre un inferno, da quando ero bambina. L'unico ricordo bello che ho di mio padre - ha detto nel verbale - è di quando, tra i 6 e gli 8 anni andavamo insieme in palestra".

Deborah più volte, nel suo racconto, parla degli occhi "spiritati" del padre: "Mi sfidava con lo sguardo, con quegli occhi. Si muoveva a scatti quando era ubriaco. Diceva che io gli dovevo volere bene perché lui era mio padre. E per questo mi insultava, mi urlava contro. Quando era ubriaco, si accaniva contro mamma. A volte faceva come per strozzarla, le stringeva un braccio intorno al collo. Allora io avevo davvero paura".

La ragazza racconta poi del fatto che passasse moltissimo tempo chiusa in camera, "mentre lui fuori se la prendeva con mia mamma, le urlava cose terribili. E quindi studiavo. Studiavo moltissimo, era il mio modo per garantirmi un futuro migliore. Pensavo che se avessi studiato, avrei potuto trovare un lavoro e andarmene via da quella casa. La verità è che lo avrei già fatto, se solo non avessi avuto paura che lui, senza di me, avrebbe ucciso mamma e nonna".

"Tante volte - dice - mi sono chiesta e ho chiesto a mia madre perché sopportasse tutta questa situazione. La picchiava un giorno sì e un giorno no. E lei mi rispondeva che si piegava perché aveva paura che lui ci facesse del male. Lui comandava tutti". La Procura di Tivoli, intanto, ha firmato il decreto di remissione in libertà. Deborah era ai domiciliari: l'accusa nei suoi confronti è stata derubricata da omicidio volontario in eccesso colposo di legittima difesa. E presto dovrebbe arrivare l'archiviazione.