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Il sindaco di Corleone contro Lucia Riina: "Questa città non è più cosa loro"

Il primo cittadino contesta il ristorante appena aperto a Parigi dalla figlia dellʼex boss della mafia che "ruba" il nome del Comune

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Il sindaco di Corleone è su tutte le furie con la figlia minore dell'ex capo dei capi della mafia Totò Riina, Lucia: non può utilizzare il nome della cittadina in provincia di Palermo per il proprio ristorante, da poco inaugurato a Parigi, a pochi passi dall'Arco di Trionfo.

Dopo aver presentato formale protesta al prefetto, ha spiegato le ragioni della sua indignazioni nelle interviste a "MeridioNews" e a "Gnewsonline", quotidiano d'informazione del ministero della Giustizia. Il primo cittadino di Corleone Nicolò Nicolosi si rivolge alla figlia del boss morto in carcere nel 2017: "La mafia è stata l'oppressione della Sicilia e su Corleone ha avuto un effetto devastante impedendone la crescita. Non possiamo permettere ai Riina di diffondere un'immagine distorta della nostra realtà".

Contro le strumentalizzazioni a fini commerciali a danno della cittadinanza corleonese il sindaco Nicolosi non usa toni concilianti: "I cosiddetti capi di un tempo sono tutti morti; per fortuna, questo è accaduto dopo che erano stati assicurati alla giustizia. Vogliamo respingere con tutte le nostre forze l'idea di una Corleone collegata alla mafia o, ancor peggio, dominata dalla mafia. I Riina sono ancora residenti a Corleone ma questo non li autorizza a legare la loro storia al presente della città. Questa città non è più cosa loro".

Per questo Nicolosi ha consegnato personalmente alla prefetta di Palermo Antonella De Miro una lettera con la quale il Comune del Palermitano protesta contro un accostamento alla mafia lungo 50 anni: "Abbiamo scritto al governo per essere aiutati a interloquire con le autorità francesi, attraverso l'ambasciata italiana, per far presente le nostre ragioni che sono quelle di impedire che il nome Riina e quello di Corleone possano rimanere accostati nel locale di Parigi".

Alla domanda se tema possibili ritorsioni risponde: "Mia moglie e mia figlia sono preoccupatissime", ma nonostante tutto lui va avanti per difendere la reputazione e l'immagine della cittadina da lui amministrata.