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Appalti irregolari, verifiche su 150 gare: nel mirino anche le strade distrutte dal terremoto del 2016

Lʼindagine della guardia di finanza di Gorizia per un appalto in un corso del centro ha scoperchiato un giro di affari illecito di portata nazionale per un valore di un miliardo di euro in opere pubbliche

Appalti irregolari, verifiche su 150 gare: nel mirino anche le strade distrutte dal terremoto del 2016 - foto 1
lapresse

Sono circa 150 le gare d'appalto per la realizzazione o la manutenzione di opere pubbliche per un valore di un miliardo di euro, che sarebbero state alterate e sulle quali sono in corso le verifiche della guardia di finanza e da cui è partita l'inchiesta "Operazione Tagliamento" della Procura di Gorizia.

Tra queste anche alcune riguardanti opere e strade da realizzare nelle zone dell'Italia centrale colpite dal sisma del 2016 tra cui la Tre Valli Umbre.

La Gdf ha scoperchiato un giro illecito di portata nazionale partendo da un'indagine su un appalto irregolare per la rimessa a nuovo di una strada di un corso di Gorizia. Appalto di 3 milioni di euro vinto da un'azienda con sede in Puglia e poi affidato a due ditte venete che hanno pagato una percentuale all'impresa vincitrice. Dal Friuli-Venezia Giulia e dal Veneto, l'indagine è arrivata fino in Sicilia. Il cartello degli appalti ha allungato i suoi tentacoli su circa 150 gare da Nord a Sud per un periodo che va dal 2015 al 2018: tra le regioni colpite dal sistema illecito anche Lombardia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Lazio, Sicilia. Le imprese si dividevano lavoro e denaro come un cartello.

Opere costruite con materiali scadenti - Sono 400 gli uomini della Finanza sguinzagliati in tutta Italia per acquisire atti, perquisire e sequestrare su disposizione della Procura di Gorizia. Obiettivo è trovare testimonianze in enti pubblici e società private. Avendo per oggetto di indagine ponti, viadotti, cavalcavia, sottopassi, gallerie, piste aeroportuali costruiti "utilizzando materiali difformi" oppure materiale appropriato ma in quantità inferiori a quanto si dovrebbe, il procuratore Massimo Lia fuga subito la principale preoccupazione: "Non ci sono pericoli dal punto di vista della sicurezza". E "non sono registrate infiltrazioni mafiose"; è "escluso al momento coinvolgimento di politici".

Le opere in corso non saranno bloccate - L'inchiesta per ora non intende mettere in ginocchio l'economia del Paese: le opere oggetto di indagine "non sono tutte concluse" ma "non ci sono provvedimenti di blocco o sequestri di cantieri, di lavori". Tuttavia, se conforta l'assenza della mafia, il Comandante Fvg della GdF, generale Giuseppe Bottillo, e' tagliente: dopo 18 mesi di indagini parla di un sistema di corruzione paragonabile a "metastasi" e invoca "indignazione".

I reati contestati a un centinaio di indagati - Tanto palese erano le intese di "cartello" che l'inchiesta ipotizza non solo il reato di turbativa d'asta tra le imprese coinvolte, e frodi nella realizzazione delle opere ma anche l'associazione per delinquere oltre alla contestazione di reati ambientali. Nessun arresto ma gli indagati sono tanti: un centinaio, tra cui funzionari delle stazioni appaltanti.

Da Anas ad Aspi, le aziende nel mirino della Gdf - I sequestri sono stati compiuti in 120 società di 14 regioni; 220 sono i soggetti coinvolti. Si va da Autostrade per l'Italia all'Anas, dalla Veneto strade Spa al Commissario emergenza mobilità A4, le società di gestione degli scali di Trieste (Aeroporti Friuli Venezia Giulia Spa), Treviso (Aer Tre Spa), Venezia (Save Spa), Verona (Aeroporto Valerio Catullo Spa), fino a realtà di Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna. Autostrade, Save, Cav, Anas, Autovie Venete, Aeroporto Fvg hanno fatto sapere di essere parte offesa o comunque di aver operato onestamente.