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Aldo Moro, boss Cutolo:"Potevo salvarlo ma fui fermato dai politici"

Lʼex latitante aggiunge che il ministro dellʼInterno dellʼepoca, Francesco Cossiga, si rifiutò di incontrarlo

Aldo Moro, boss Cutolo:
ansa

"Potevo salvare Aldo Moro, fui fermato".

Così il super boss della camorra, Raffaele Cutolo, in carcere da anni, in un verbale inedito di un interrogatorio. "Aiutai - spiega Cutolo - l'assessore Cirillo (rapito e successivamente rilasciato dalle Br, ndr), potevo fare lo stesso con lo statista. Ma i politici mi dissero di non intromettermi". Le dichiarazioni di Cutolo, riferite da Il Mattino, risalgono al 25 ottobre del 2016.

Nel '78 Cutolo era latitante e si sarebbe fatto avanti per cercare, sostiene lui, di salvare Moro. "Per Ciro Cirillo si mossero tutti, per Aldo Moro nessuno, per lui i politici mi dissero di fermarmi, che a loro Moro non interessava".

L'interrogatorio di Cutolo si è svolto nel supercarcere di Parma, dove il boss stava scontando quattro ergastoli ed è avvenuto nell'ambito dell'indagine sul percorso criminale del suo luogotenente storico, Pasquale Scotti, arrestato dopo 30 anni di latitanza. Il contenuto di quell'interrogatorio - di cui riferisce Il Mattino - viene alla luce grazie al procedimento amministrativo dinanzi al Tar scaturito dalla decisione dei pm di bocciare la collaborazione di Scotti.

Cutolo si concentra in particolare sulla trattativa intercorsa per la liberazione dell'assessore regionale Ciro Cirillo rilasciato il 27 aprile del 1981 pochi mesi dopo il rapimento e il pagamento di un riscatto di 1 miliardo e 400 milioni di lire. Poi parla del suo mancato coinvolgimento nella possibile trattativa per Moro e dice che il ministro dell'Interno dell'epoca, Francesco Cossiga, "si rifiutò di incontrarmi" essendo del resto Cutolo in quel momento un latitante.

Raffaele Cutolo - secondo la ricostruzione sul Mattino - fornisce anche due diverse versioni sui mediatori che sarebbero scesi in campo per chiedergli di salvare la vita ad Aldo Moro. Nell'interrogatorio ai pm napoletani che lo sentono in carcere a Parma nell'ottobre del 2016 scrive che "Michelino Senese (camorrista che viveva a Roma, ndr) me lo propose quando ero latitante". Ai pm romani che lo interrogano nello stesso periodo fa invece il nome di Nicolino Selis, esponente della banda della Magliana (circostanza della quale riferì il Corriere della Sera nel 2016).