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Sanremo, fuori Alex Britti e Ron

Dieci eliminati nella serata dei duetti

dal nostro inviato Domenico Catagnano

Finalmente Sanremo si ricorda di essere il Festival della canzone italiana e non solo uno show televisivo.

La musica è la grande protagonista della serata, i 12 "big" rimasti in gara si esibiscono in duetti che migliorano le qualità delle canzoni. Tutte risultano rinnovate, più d'impatto, bella idea questa variante del venerdì.
E' anche serata di eliminazioni, solo otto dei 18 che si sono esibiti stasera arriveranno in finale: passano Michele Zarrillo, Povia, Dolcenera, Anna Tatangelo, i Nomadi, gli Zero Assoluto, Simone Cristicchi e Riccardo Maffoni. Tra gli eliminati Alex Britti e Ron, mentre tra i giovani va fuori un'altra favorita, L'Aura.
Ben due appassionati baci nella serata, quello Tra Ron e Loredana Bertè e l'altro tra Victoria Cabello e Orlando Bloom, superospite straniero, sorridente e un po' intimidito. Nessun comico sul palco, a scaldare il pubblico ci ha provato il monologo iniziale di Giorgio Panariello, mediocre, per la verità.

LA CRONACA DELLA SERATA

Apertura con una stilettata ai giornalisti ("Vi ringrazio, che bello svegliarsi la mattina e leggere i vostri titoli sul Festival, ci danno coraggio"), poi un lungo monologo pieno di luoghi comuni sul "pericolo dell'invasione cinese", con tanto di morale (le fabbriche e i calzaturifici che chiudono, la concorrenza spietata...). Parte con un monologo Giorgio Panariello, che poi invita sul palco Ilary Blasy in jeans e top dorato e Victoria Cabello di rosso vestita, con due cavigliere floreali "costretta dal sindaco di Sanremo che si era lamentato dell'assenza di fiori sul palco".

Inizio deboluccio, subito via alla gara, c'è tanta musica da ascoltare stasera, sul palco saliranno 18 artisti. Primo duetto Michele Zarrillo-Tiziano Ferro, le due voci si intrecciano bene, la canzone ne guadagna ma vola ancora basso. Baccini accompagna Povia, in giacca e con i capelli raccolti. I due fanno gli amiconi, il pezzo migliora un pochetto, ma lo impreziosiscono più un violino solista e una fisarmonica. Suggestiva l'arpa di Cecilia Chailly che accompagna Ron. Con lui sul palco anche Tosca (gran voce) e una Loredana Bertè un pò Crudelia De Mon e anche un po' confusa, ma vitale. "L'uomo delle stelle" risulta più godibile, e strappa applausi pure in sala stampa. Bacio appassionato finale tra Ron e la Bertè.

Marta, Francesca, Vanessa e Claudia, le quattro madrine, sfliano, ed è un piacere per gli occhi. A loro si unisce Vic che gioca a fare la top, Panariello la sbertuccia e tra un frizzo e un lazzo sul palco arrivano Dolce & Gabbana.
Si torna dopo un break, il conduttore si fa serio, fa un appello ai rapitori del piccolo Tommaso affinché gli diano le medicine giuste. Tocca ad Alex Britti, che, prima di suonare con la sua band e con Max Gazzè, deve risolvere qualche problema tecnico a una pedaliera. Ilary deve allungare il brodo prima dell'inizio dell'esecuzione, si perde un po' e Panariello corre in suo aiuto. L'accompagnamento degli ospiti è solo musicale, Gazzè va di basso, il pezzo del cantautore romano diventa più rock-blues. Britti conferma di essere più valido come musicista che interprete, "...solo con te" sembra un'altra canzone, più viva.

Si comincia con la categoria Gruppi, che per strada ha perso i due pezzi migliori, Mario Venuti & Arancia sonora e Carlo Fava, Noa & Solis string quartet. Roberto Vecchioni presta la sua voce ai Nomadi, il pezzo acquista ancora più vigore. Ancora più leggero invece l'apporto di Niccolò Fabi per gli Zero Assoluto. Il loro tu-ru-tu-ru-tu-tu si candida a tormentone del Festival al pari del verso del piccione di Povia.

E' il momento del superospite straniero, c'è un bello di Hollywwod in gran forma, Orlando Bloom, il Paride di "Troy". L'intervista con Victoria parte seria, poi lei gli chiede di corteggiarlo, lui sta forzatamente al gioco e finisce con un bacio appassionato con tanto di scena di gelosia di Panariello. "Ma chi è questo? che ha fatto, la maledizione della prima luna (un film con Bloom, ndr)? E io ho la maledizione della prima sera", urla. Il siparietto regge, Orlando si mostra molto disponibile e poi se la svigna con la Cabello.

Torna la gara, i "momenti catartici" del cabarettista Flavio Oreglio inframmezzano la canzone degli Sugarfree. Abbinamento sui generis, il più originale visto fino ad adesso. La batteria di Tullio De Piscopo movimenta "Musica e speranza" di Gigi Finizio con i Ragazzi di Scampia. Il percussionista abbandona subito il palco, ha ricevuto la notizia di un grave lutto in famiglia.

Chitarre doppie, una di Alberto Radius, l'altra di Ricky Portera, per Anna Tatangelo, e anche la sua melodiona sanremese si tira a lucido. Spazio a un "giovane", come lo presenta Panariello, sul palco entra l'attore Arnoldo Foà, 90 anni e non sentirli, che si toglie la soddisfazione di cantare al Festival. Momento delicato, omaggio a un grande. 
Il sax di Stefano Di Battista apre la canzone di Nicky Nicolai, che, accompagnata anche dal piano di Giovanni Allevi presenta una versione più jazzy della sua canzone. Una sorta di ritorno alle origini per l'interprete romana. Acuto finale, applausi in sala stampa.

Panariello chiama la sua "mamma preferita" Ilary Blasy, che intanto indossa un abito lungo con strascico, e presenta Dolcenera, che per il suo duetto ha chiamato il chitarrista Maurizio Solieri, che amplifica il rock di "Com'è straordinaria la vita". La portentosa voce Sarah Jane Morris fa da controcanto a Simona Bencini, finalmente l'anima soul dell'ex Dirotta su Cuba riesce a esprimersi, anche "Tempesta" appare un'altra canzone rispetto alle scorse serate.

Finiscono i "big", e con loro i duetti, spazio ai giovani. Loro non hanno colpa, ma è evidente che la qualità si abbassa. Comincia Monia Russo, ed è fuori orario: è minorenne, non potrebbe cantare oltre la mezzanotte che è già passata. Poi via via tutti gli altri, i più in forma sembrano L'Aura e Simone Cristicchi, ma un paio dei migliori erano stati fatti fuori dalle votazioni dei giorni scorsi.

E dopo tre ore e mezza finiscono le canzoni, tocca alla giuria, che salverà solo otto interpreti.

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