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Buon compleanno Parigi-Roubaix, la corsa ciclistica compie 115 anni

Conosciuta anche come "Regina delle classiche" e "Inferno del Nord", ha visto trionfare tanti campioni delle due ruote: tra loro Fausto Coppi ed Eddy Merckx

Domenica andrà in scena l'edizione numero 115 della Parigi-Roubaix, una delle cinque cosiddette "classiche monumento" che da oltre un secolo accende gli animi di migliaia e migliaia di appassionati.

Una gara decisamente diversa da tutte le altre, non per niente definita la "Regina della classiche". Organizzata ogni seconda domenica di aprile - motivo per cui è anche conosciuta col nome di "Corsa di Pasqua" - la Parigi-Roubaix è forse la corsa più "dura" per i ciclisti: si snoda su un percorso di oltre 250 chilometri in prossimità della frontiera belga. Caratteristiche che le sono valse un terzo, emblematico soprannome: "l'Inferno del Nord".

In oltre un secolo di storia, la Parigi-Roubaix ha visto trionfare grandi e grandissimi nomi del ciclismo tra cui Fausto Coppi ed Eddie Merckx.

La nascita della Regina delle classiche - Tutto ebbe inizio nel 1895, quando due grandi appassionati delle due ruote, Theodore Vienne e Maurice Perez, decisero di realizzare un velodromo tra le città di Croix e Roubaix, nel Nord della Francia. Il successo della struttura fu quasi immediato e, per "sponsorizzare" al meglio il nuovo velodromo, i due ideatori pensarono di organizzare una corsa su strada che partisse da Parigi. In quegli anni chi seguiva il ciclismo leggeva (anche) Le Vélo, giornale sportivo che sulle sue pagine di carta verde ha raccontato circa 12 anni di corse e vita di pista. Fu proprio il caporedattore Louis Minart a prendere in mano l'organizzazione della gara, affidando al giornalista Victor Breyer il compito di raccontare e pubblicizzare la corsa.

"Progetto diabolico" - Come prima azione, Breyer decise di percorrere l'intera distanza della gara con la sua Panhard 6CV. Partito da Parigi, arrivò esausto al velodromo di Roubaix, sfiancato da una giornata a pedalare sotto la pioggia e sopra il pavé (strada pavimentata con cubi di porfido o ciottoli tondi, ndr). Breyer era deciso a inviare un telegramma a Minart chiedendogli di sospendere quel "progetto diabolico", dicendo che rappresentava un pericolo per i partecipanti. La sera, tuttavia, cambiò idea. E la Parigi-Roubaix inaugurò la sua storia.

La prima edizione - Vienne e Perez fissarono la gara per il giorno di Pasqua, scatenando i malumori della chiesa. Infatti ciclisti e spettatori non avrebbero potuto recarsi a messa. Vienne annunciò allora che sarebbe stata messa a disposizione una cappella vicino alla partenza. La messa non venne però celebrata a causa dell'orario della partenza, prevista per le quattro del mattino. Nonostante questo piccolo intoppo, la gara non venne rinviata e, il 19 aprile 1896, decine di ciclisti si sfidarono percorrendo oltre 300 chilometri. Il primo vincitore della Parigi-Roubaix fu il tedesco Josef Fischer, che tagliò il traguardo in 9 ore e 17 minuti.

La pista fra le due Guerre e le vittorie italiane - La pista non fu però risparmiata dall'orrore della Prima Guerra Mondiale, finendo distrutta quasi del tutto. Dal 1919 la corsa ebbe varie sedi d'arrivo. Poi dal 1943 ad tutt'oggi, tranne che dal 1986 al 1988, l'arrivo è sempre stato sulla pista del Parc des Sports. Di 115 edizioni, 55 sono state vinte da atleti belgi. L'Italia ha trionfato invece "soltanto" 13 volte: Maurice Garin (1897 e 1898), Jules Rossi (1937), Serse Coppi (1949), Fausto Coppi (1950), Antonio Bevilacqua (1951), Felice Gimondi (1966), Francesco Moser (1978, 1979 e 1980), Franco Ballerini (1995 e 1998) e Andrea Tafi (1999). Quest'ultimo è l'unico ciclista italiano ad aver vinto entrambe le classiche del pavé, cioè Fiandre e Roubaix.