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Da Baggio a Zanetti: quando i giocatori mandano a quel paese gli allenatori

La storia del calcio è ricca di litigi tra tecnici e calciatori: indimenticabili i casi di Cassano, Ibra, Ljajic e non solo

Da Baggio a Zanetti: quando i giocatori mandano a quel paese gli allenatori

La mancata stretta di mano di Pellè a Ventura è solo l'ultimo episodio di una lunghissima serie di frizioni andate in scena tra un giocatore e un tecnico. Ad esempio, in Nazionale, resta indimenticabile l'episodio con protagonista Giorgio Chinaglia, che al Mondiale del '74 mandò a quel paese Ferruccio Valcareggi dopo essere stato sostituito con Pietro Anastasi nel corso del match contro Haiti. Sempre in azzurro, è impossibile da dimenticare quanto avvenuto a Usa '94 durante Italia-Norvegia: l'Italia resta in 10 per l'espulsione di Pagliuca e l'allora c.t. Sacchi toglie dal campo Roberto Baggio, che dà del "matto" al tecnico davanti al mondo. Sia Chinaglia e sia Baggio, comunque, non subirono alcuna conseguenza per quanto avvenuto.

L'elenco diventa interminabile se dalla Nazionale si passa alle squadre di club. L'attuale allenatore del Milan, Montella, nel 2001 imprecò contro Capello prima di entrare in campo contro il Napoli: offese e bottiglietta calciata contro il tecnico, con cui il rapporto non decollò mai. Don Fabio, che in panchina di personalità ne aveva da vendere, ai tempi della Roma litigò anche con Panucci e Cassano. Anno 2004: Capello chiede a Panucci di entrare in campo contro la Reggina, ma il terzino si rifiuta e rimane seduto; con Fantantonio, invece, a gennaio l'ennesima discussione termina con il barese che abbandona l'allenamento. In casa Juve, nel 2010, durante la partita col Bari Del Piero replica con decisione a Zaccheroni, che ordina la sostituzione del numero 10 mentre Marchisio è a terra infortunato: Alex, a dir poco infastidito, segnala al tecnico il problema del centrocampista e infatti, poco dopo, a uscire è proprio Marchisio anziché Del Piero.

In Italia nessuno dimentica quanto avvenuto nel 2012 tra Delio Rossi e Adem Ljajic, che reagì alla sostituzione con degli applausi ironici, oltre a qualche parola di troppo: il tecnico rispose scagliandosi contro l'attaccante, aggrendendolo fisicamente; la società rispose con l'esonero dell'allenatore e con la sospensione del giocatore. Due ex interisti come Balotelli e Mancini furono protagonisti di un battibecco nel 2011: Mario, durante un amichevole con i Los Angeles Galaxy, tentò un insensato colpo di tacco mentre si trovava solo davanti al portiere; il Mancio lo tolse dal campo e l'attaccante imprecò contro di lui in modo plateale. Sempre Mancini, sempre nel 2011, dovette fare i conti con il carattere di Tevez, che si rifiutò di entrare in campo durante la gara col Bayern Monaco: l'Apache venne messo fuori rosa, ma poi reintegrato in seguito alle scuse.

In Inghilterra, nel 2003, la lite tra Ferguson e Beckham passò alla storia: durante l'intervallo del match di Fa Cup contro l'Arsenal, Sir Alex calciò uno scarpino che colpì al volto il centrocampista, il quale qualche mese più tardi si trasferì al Real Madrid. A proposito di grosse personalità, nel 2010 il destino mise di fronte Zlatan Ibrahimovic e Pep Guardiola al Barcellona. Il rapporto tra i due, pessimo, saltò definitivamente per aria dopo la semifinale di Champions persa contro l'Inter: lo svedese attaccò verbalmente l'allenatore e i due quasi si scontrarono fisicamente. L'estate successiva, poi, Ibra tornò in Italia per vestire la maglia del Milan. Nel 1997, invece, Roy Hodgson - ai tempi alla guida dell'Inter - riuscì nell'impresa di far perdere la calma a Javier Zanetti durante la gara di ritorno della finale di Coppa Uefa contro lo Schalke 04: l'ex ct inglese, ai supplementari, tolse l'argentino che non la prese bene e non le mandò a dire all'allenatore. Da quel momento in poi, la carriera dello storico capitano dell'Inter proseguì in nerazzurro per altri 17 anni. Una carriera contraddistinta da eleganza, educazione, lealtà ed equilibrio. Dimostrazione eclatante che almeno una volta nella vita, comunque, anche i più pacati trovano un motivo per mandare a quel paese il proprio allenatore.

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