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Tavecchio a "Tiki Taka": "Con Conte siamo passati dal tango di Prandelli al rock"

Il numero uno della Figc a Pierluigi Pardo: "Il calcio italiano deve partire dalla base per arrivare al vertice. Bisogna iniziare dai giovani"

- Il neo presidente della Figc, Carlo Tavecchio, ha scelto i microfoni di "Tiki Taka – Il calcio è il nostro gioco", il talk show sportivo condotto da Pierluigi Pardo su Italia 1, per parlare del suo programma, della scelta di Antonio Conte, della questione Lotito e della discriminazione territoriale e per chiudere definitivamente le polemiche sul caso "Optì poba". Ecco di seguito alcuni passaggi dell'intervista.

Tavecchio a "Tiki Taka": "Con Conte siamo passati dal tango di Prandelli al rock"

LA SCELTA DI CONTE
A proposito della scelta che ha portato Antonio Conte sulla panchina della Nazionale, il presidente della Figc ha dichiarato: "Avevamo bisogno di una scossa, di un condottiero. Sono intervenuto urgentemente, abbiamo convinto lo sponsor e ora Conte è dei nostri: per la Figc costa come Prandelli, con l’aggiunta che abbiamo rinnovato per 4 anni e abbiamo ottenuto la disponibilità della sua immagine al 100%. Cosa mi aspetto da lui? Antonio è una macchina da guerra: siamo passati da una gestione ‘tango’ ad una gestione ‘rock’".

LA QUESTIONE LOTITO
Sulla questione Lotito, invece, Tavecchio precisa: "Claudio Lotito è rappresentante della Lega professionisti Serie A: non lo eleggo io, ma i 20 presidenti. Se i 20 presidenti hanno votato Lotito non dipende da me, io ne prendo atto. Detto questo, tutti sanno che Lotito aveva chiesto la vice presidenza vicaria, ma io l’ho invitato a fare un passo indietro e lui da persona intelligente ha capito. Però, siccome è una persona piena di risorse, gli abbiamo dato un incarico nelle riforme, ma questo non vuol dire che le riforme le fa lui. Le fa il Consiglio Federale. Ogni membro ha facoltà di proporre, dal primo all’ultimo. C’è bisogno che questo paese cominci ad imparare cosa sono le procedure".

IL CASO "OPTI POBA"
A proposito della polemica scatenata attorno al caso ‘Optì poba”, il presidente Tavecchio dichiara: "È stata una frase infelice che però non rispecchia per niente quello che sono e ho fatto. Questo è il 28° anno che sono presente in Africa con aiuti umanitari, ho tre figli in adozione a distanza, ho costituito una cooperativa per produrre pomodori da distribuire in due villaggi. In quei giorni ho subìto un attacco mediatico che ha coinvolto anche la mia famiglia, i miei affetti più privati. C’è chi mi ha ribattezzato ‘Stravecchio’? Tutti mi davano 10 anni di meno, ora si accorgono della mia età. Però prima non me l’aveva mai detto nessuno. Ma non ho mai pensato di mollare, avrei ottenuto la maggioranza anche a prescindere dalla Serie A: perché avrei dovuto farlo? Anche per una questione di dignità, di orgoglio e per la mia famiglia e le persone che mi vogliono bene. Sono qui per lavorare. I dissidi con Agnelli? In campagna elettorale può succedere, ma finisce lì. La nomination che mi ha fatto per la lotta alla Sla l’ho interpretata come una mano tesa".

DISCRIMINAZIONE TERRITORIALE E LA TRAGEDIA DI CIRO
Sulla discriminazione territoriale e sulla tragedia di Ciro Esposito, il presidente della Figc dichiara: "Sulla discriminazione territoriale ci siamo semplicemente allineati alle norme europee, ma la discriminazione territoriale non fa salve le discriminazioni nazionali, per le quali rimangono le stesse sanzioni. È un problema atavico: siamo una civiltà di campanili, di sfottò. Spesso non si arriva al dramma, anche se è sempre meglio prevenire e codificare il tutto. Della vicenda di Ciro mi ha impressionato molto l’atteggiamento della madre: una donna che, nonostante la tragedia subìta, non ha mai parlato di vendetta. Anzi, ha perdonato. Questo è un segnale che il Paese ha motivi di redenzione e di comprensione. Bisogna sfruttarli".

IL PROGRAMMA DELLA FEDERAZIONE
Infine, a proposito del programma che ha in mente per la Federazione, Tavecchio dichiara: "Il calcio italiano deve partire dalla base per arrivare al vertice. Bisogna iniziare dai giovani: inquadrare questa marea di ragazzi, circa 700.000, e metterli in mostra. Come? Con i centri di formazione federali. Dobbiamo smetterla con gli scouting privati, ma creare una struttura che abbia 19 regioni e quindi 19 centri, per far sì che possano essere osservati. Invece noi andiamo a cercarli all’estero. Dobbiamo dare questa opportunità al calcio professionistico. Che però deve essere sfoltito: tra A, B e Lega Pro ci sono troppe squadre"

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