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Figc, Albertini: "Volontà comune per cambiare"

L'ex rossonero: "Dobbiamo fare fronte comune, i vivai al centro"

- La corsa alla presidenza della Figc, ora, ha due candidati concorrenti: Carlo Tavecchio e Demetrio Albertini, che ha parlato in conferenza stampa: "Dobbiamo fare fronte comune per migliorare la Federazione. I vivai devono essere i punti di forza: bisogna far esordire in Serie A più giovani, e prima. Mi metto a disposizione per le persone che lo hanno chiesto e per il rispetto che ho nei confronti di chi lavora per cambiare le cose".

Figc, Albertini: "Volontà comune per cambiare"

Albertini: "In tanti mi hanno chiesto di mettermi a disposizione. Ci vuole una volontà comune per cambiare completamente la situazione. Dopo la governance, il progetto principale deve essere quello sportivo: un progetto comune, con le varie specificità dei vari campionati, valorizzando i settori giovanili. La nostra Serie A deve attingere dai vivai: se non dovessimo riuscirci, difficile proporre qualsiasi modello sportivo.
Dobbiamo guardare all'estero: non solo alle seconde squadre, ma a tutte la varie componenti. L'obiettivo? E' quello dei tedeschi: senza regole, hanno il 36% degli stranieri, noi siamo al 54%. Dobbiamo puntare al loro livello, senza però usare il loro modello preciso, ma estrapolando il meglio dalle altre nazioni.
Credo che la sinergia, ricca di valori, debba essere appunto valorizzata al massimo. Sono filosofie che ho maturato da dirigente, più che da giocatore: ho imparato il valore delle persone.
Cosa manca alla Federazione? L'armonizzazione di questo percorso, da parte di tutti i componenti. Unico paese, l'Italia, ad avere 3 leghe professionisti e 1 dilettanti: gli altri ne hanno meno, semplificando il tutto. Dobbiamo creare un dialogo che unisca tutti, semplificando le cose.
Vogliamo che la Serie A torni il campionato più bello del mondo: il confronto servirà a quello.
Voti? Non entro nei meccanismi politici di 'un voto in più, uno in meno'. Cosa manca in Federazione? Fede e costanza, e la pazienza.".
Sul c.t.: "Allenare il club è diverso che allenare la Nazionale". 
La decisione di Albertini. Ha detto sì alle pressioni che, intorno a lui, sono arrivate fin dalla notte del ko azzurro in Brasile, con le dimissioni di Prandelli e Abete. Il senso di una svolta per il calcio italiano, invocato da calciatori e allenatori e sostenuto, subito, da Barbara Berlusconi (pure in contrasto con Adriano Galliani) e poi da Andrea Agnelli, usciti allo scoperto con dichiarazioni non tanto anti-Tavecchio, piuttosto per cercare strade nuove per il futuro del calcio.
Tavecchio, a capo della Lega Dilettanti e che vanta una lunga militanza federale con radici anche in Uefa e Fifa, è sostenuto dalla maggioranza dei club di A, dalla sua Lega e non gli è ostile la Lega di B che si è dichiarata neutrale. La conta dei voti era e rimane largamente a suo favore, in vista delle elezioni, ma di sicuro l'alternativa-Albertini apre uno scenario che può portare alla "sorpresa" dell'esito finale.
Poi molto dipende da quello che la Lega di A (decisiva) metterà a punto con il documento che Lotito (pro-Tavecchio) e Agnelli metteranno a punto. Una scelta che i 20 club di A hanno trovato la scorsa settimana, onde evitare il muro contro muro. E proprio intorno a quella scelta, Albertini ha maturato la decisione di candidarsi.

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