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Figc: Arrigo Sacchi lascia l'incarico nelle giovanili

L'ex ct azzurro: "Colpa dello stress che mi accompagna da 22 anni"

- Arrigo Sacchi dà l'addio al ruolo di coordinatore tencico delle nazionali giovanili: "Con dispiacere lascio un incarico cui tengono molto, però ho un avversario terribile, che sono riuscito a governare per 22-23 anni, e che alla fine però sta vincendo, ed è lo stress", ha detto nel corso di una conferenza stampa in Federcalcio. L'ex ct azzurro non rinnoverà dunque il suo contratto con la Figc, siglato nell'agosto del 2010, che scadrà domani.

Figc: Arrigo Sacchi lascia l'incarico nelle giovanili

Ma dietro l'addio di Sacchi all'azzurro ci sono anche altre motivazioni: "Ho avvisato la Figc già da un anno che a fine mandato avrei lasciato. Non sono stato un bravo padre, ho trascurato mia figlia, e non voglio fare lo stesso con la nipotina nata da poco. E poi non sono più un giovanotto, il mio recupero è piu' lento".

"Abbiamo lavorato molto in questi quattro anni, cercando di dare a questi ragazzi una mentalità e una dimensione internazionale, aumentando del 30-35% le partite - ha spiegato ancora l'ex ct azzurro - In una nazione che non crede nei giovani dobbiamo ringraziare la Federazione per gli sforzi fatti". La conferenza è stata aperta dalle parole del direttore generale della Figc, Antonello Valentini: "Siamo qui perché domani scade il contatto di Arrigo, per noi è stato un aiuto fondamentale per far rinascere il sistema delle nazionali giovanili. Ha deciso di lasciare l'incarico a fine mandato, nonostante le nostre insistenze. Speriamo che in futuro possa ripensarci".

Sacchi torna poi sul Mondiale: "Era frutto dell'amore pensare che l'Italia potesse vincere. Ma non c'è stata una competizione che potesse indurci a generare questo pensiero. Nessun nostro club era entrato nei quarti di Champions. Sarebbe stato un miracolo, che non si è verificato. Sono stati commessi degli errori, qualcosa in più si poteva fare. Alcuni anni fa sono stato in Costa Rica a tenere un seminario di 6 giorni, oggi forse dovremmo chiamare un loro tecnico a tenere lezioni da noi... Quindi è il caso di rivedere qualcosa. Abbiamo dirigenti che pensano più al loro potere che al bene del sistema. Un po' di autocritica per tutti non può che fare bene. Possiamo crescere solo se smettiamo di piangere. L'Italia ha esportato cultura per 1500 anni, ma dobbiamo dimenticare furbizia, arrivismo, scorciatoie, compromessi, altrimenti siamo out. Spero che il nostro Paese riesca a risorgere".

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