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Rossi, fisco chiede 112 milioni

Cifra deriva da evasione 2000-2004

112 milioni di euro: è la cifra che l'Agenzia delle Entrate avrebbe chiesto di pagare a Valentino Rossi, accusato di aver evaso il fisco nel periodo 2000-2004.

Tale somma deriva da compensi non dichiarati, evasione di Irpef, Irap e Iva e sanzioni e interessi vari. A quanto si apprende Rossi, fino al 2002, ha presentato condono fiscale pagando circa 100 euro, ma per i redditi prodotti all'estero la cifra non era sufficiente.

La mano pesante era nell'aria, nonostante genitori ed entourage si fossero affrettati a spandere un po' del proverbiale ottimismo rossiniano sui cronisti in attesa. Il guaio era apparso subito di entità non trascurabile, con cifre a sette zeri e tanti dettagli stridenti, tra 730 poco credibili e una residenza londinese saltata subito all'occhio del fisco. Ora che indiscrezioni semi-ufficiali riportano l'ammontare della sanzione che l'Agenzia delle Entrate vorrebbe fosse inflitta a Valentino, il quadro assume connotati più delineati e la figura che prende forma è un cielo nero nero dalle parti di Tavullia. Il pilota pesarese dovrebbe versare, se la richiesta dell'erario fosse accolta, ben 112 milioni di euro. La somma deriverebbe dai 43,7 milioni di evasione contestati, tra mancati pagamenti dell'Irpef, dell'Irap e dell'Iva, e dagli interessi e le more. Il periodo preso in esame è quello che va dal 2000, anno del trasferimento di residenza, al 2004. In Italia Rossi avrebbe dichiarato solo redditi da fabbricati, per importi irrisori, 'celando' i famigerati 60 milioni di introiti relativi ai vari compensi del campione.

Un'ulteriore indiscrezione parla di un condono automatico, richiesto e ottenuto da Valentino dietro corrispettivo di cento euro. Questa moratoria fiscale, però, sarebbe stata relativa ai soli redditi 'italiani', mentre per ottenere quella utile al Dottore, per cespiti all'estero, la somma da versare sarebbe dovuta essere superiore. Inoltre, la richiesta avrebbe dovuto seguire modalità differenti ed essere vincolata all'utilizzo dello 'scudo fiscale' per il rientro di capitali all'estero. Mancanze burocratiche che non consentirebbero a Rossi di far valere quel condono e che lo inchioderebbero al pagamento dell'intera sanzione certificata dall'ufficio di Pesaro dell'Agenzia delle Entrate. Parola ai legali delle parti, con Valentino che certo non vede l'ora che il rombo della sua M1 gli rimbombi nelle orecchie, coprendo i fragorosi tuoni che arrivano dal cielo di casa.

Ecco la lista, anno per anno, delle contestazioni:
2000
- Maggiori compensi non dichiarati per 6 milioni e 44mila euro (che avrebbero determinato maggiore Irpef e relative addizionali accertata per 2,8 milioni; maggiore Iva accertata per 1,2 milioni, maggiore Irap accertata per 256mila euro).
2001 - Compensi non dichiarati per 7 milioni e 262mila euro (Irpef 3,36 milioni, Iva 1,45 milioni; Irap 374mila euro).
2002 - Compensi non dichiarati per 12 milioni 662mila euro; (Irpef 6,25 milioni, Iva 2,53 milioni, Irap 652mila euro).
2003 - Compensi non dichiarati per 12 milioni 161mila euro; (Irpef 6 milioni, Iva 2,4 milioni; Irap 626mila euro).
2004 - Compensi non dichiarati per 20 milioni 819mila euro; (Irpef 10,29 milioni, Iva 4,16 milioni, Irap 1,07 milioni).
Le "sanzioni uniche irrogate" che ne derivano sarebbero pari, anno per anno, a 9 milioni e 847mila euro per il 2000, 14 milioni 115mila euro per il 2001, 26 milioni e 246mila euro per il 2002, 11 milioni e 242mila euro per il 2003, 50 milioni e 851mila euro per 2004.

Secondo i funzionari del fisco, inoltre, al campione di motociclismo sarebbero riferibili otto autovetture tutte assicurate a Pesaro, direttamente possedute o intestate a parenti e società riconducibili al pilota: in particolare, due Bmw (M5 e M3), due Porsche, una Mini Cooper, una Mitsubishi, un minibus Mercedes Sprinter, ed una Fiat Magnum. A Valentino Rossi sarebbe riconducibile anche uno Yacht Pershing 46, chiamato "Titilla", che secondo gli ispettori del fisco sarebbe normalmente ormeggiato nel porto turistico di Vallugola, a Gabicce Mare in provincia di Pesaro, ma sarebbe stato visto anche nel porto di Numana, in provincia di Ancona.