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Primavera: troppi stranieri in campo, è allarme 

Così il calcio italiano non può crescere: ecco il vero problema 

di PAOLO BARGIGGIA

- Lo scandalo del campionato Primavera cominciato sabato e che nasconde il peccato originale del calcio italiano: il numero spropositato di stranieri anche nelle squadre che invece dovrebbero rappresentare il trampolino di lancio per i giovani italiani e poi per la Nazionale maggiore. Tavecchio e Conte, a ragione, si lamentano dei troppi stranieri tesserati e visti in campo all’esordio della nuova Serie A. Ma il peggio parte da più dietro, dalla Primavera, dove, nascondendosi dietro alla minore visibilità, i troppi dirigenti che non hanno per niente a cuore il futuro del calcio italiano e delle nuove generazioni, ma solo i loro interessi e quelli dei procuratori amici, infarciscono le squadre di giovanotti stranieri che costano un sacco di soldi quanto a cartellino, ingaggio e spese di mantenimento fuori sede.

Primavera: troppi stranieri in campo, è allarme 

Guardate attentamente quanti stranieri hanno schierato per esempio l’Inter contro il Lanciano all’esordio (7-0 per i neroazzurri) e la Juve che ha vinto a Varese per 4 a 1. Nelle formazioni titolari di Inter e Juve (che potete vedere in pagina) gli stranieri erano 7 su 11 a testa. Nell’Inter, gli unici italiani in campo erano Sciacca, difensore, Di Marco, laterale sinistro, Palazzi Rocca centrocampisti.
 

Nella Juve allenata da Fabio Grosso, la stessa infornata di stranieri: Severin, francese, Hromada, slovacco come Varga, Blanco Moreno e Buenacasa Alba spagnoli, Donis greco e Soumah della Guinea. Inter e Juve la punta di un iceberg scandaloso per il futuro del calcio italiano. Va già molto male il fatto che le nostre Leghe non vedano di buon occhio le squadre B, comprensibile, perché allora sarebbe meno facile pasticciare con i tanti traffici sul mercato straniero. Ma addirittura utilizzare le squadre Primavera (quest’anno con i nati nel 1996 e ’97) per affossare il futuro del nostro calcio, sembra troppo e sarebbe ora di intervenire pesantemente partendo dal basso. Occorrerebbe un Comitato di controllo federale rigido e attivo a pieno regime, sulla trasparenza di certe scelte e di certe decisioni dal punto di vista etico e morale: portare avanti ragazzi italiani dalla categoria Pulcini fino alla Primavera e poi dargli il benservito a dieci giorni dalla fine del mercato (all’Inter è successo, tra gli altri, a Mattia Casale, attaccante del ’96), siamo proprio sicuri che sia una scelta da non condannare. E a quel punto, il ragazzo che resta a casa non è certo fermato per demerito, ma perché, nella maggior parte dei casi (non necessariamente all’Inter), ci sono da tenere in rosa tutti quegli stranieri pagati a dismisura e da giustificare presso le proprietà dei club. Oppure perché i responsabili dei settori giovanili e i dirigenti che stanno sopra di loro, si fanno belli vincendo tre partite in più del normale. Ma al calcio italiano che futuro possiamo dare se l’Inter e la Juventus Primavera spezzano le reni a Lanciano e Varese con 7 stranieri su 11 in campo? Ci vorrebbe un po’ più dignità, programmazione e amor di Patria. Ci vorrebbe… Appunto.