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Juve, parla Evra: "Scudetto e Champions, si fa così"

Il francese ai suoi nuovi tifosi: "Devo molto all'Italia. Il razzismo? E' solo ignoranza"

- Patrice Evra vive la sua prima giornata da bianconero. Il nuovo esterno della Juve, sbarcato mercoledì sera all'aeroporto di Caselle, è arrivato dopo le 8.30 alla Clinica Fornaca di Torino per sottoporsi alle visite mediche, che sono continuate al Centro di Medicina dello Sport. Al termine il francese ex United è andato in sede per la firma del contratto e alle 15 la sua prima conferenza stampa. Agli juventini ha detto: "Scudetto e Champions, si fa così". 

Juve, parla Evra: "Scudetto e Champions, si fa così"

Ed ecco le parole di Evra, prima all'ingresso della clinica per le visite, poi in conferenza stampa.
"Quando avevo 17 anni l'Italia mi ha aperto le porte per diventare il giocatore che sono adesso, era destino che tornassi - ha detto Evra - Non vedo l'ora di iniziare, è un sogno che si realizza. Io nel Manchester ho vinto tutto, però l'Evra della Juventus non ha vinto niente e farò il massimo per dare tutto quello che ho, per la società, per i tifosi, per l'allenatore e per i miei compagni".
Poi in conferenza stampa, al suo fianco Beppe Marotta.
Marotta: "E' un giocatore conosciuto, siamo molto felici di averlo con noi, lo volevamo da molto tempo. Lo United non voleva lasciarlo andare via, è stato difficile e ci siamo riusciti. L'accordo con Evra è di due anni. Ha 33 anni, è uno dei giocatori più carismatici della scena europea e ha grande classe. Torna in Italia, ha cominciato col Marsala e col Monza, ha vinto tutto col Manchester, è nazionale francese. Non serve altro per capire che siamo di fronte a un campione".
E adesso la parola a Evra.
"Devo ringraziare l'Italia che mi ha aperto le porte tanti anni fa. A Marsala grandi ricordi, era come una famiglia per me, avevo 17 anni. A Monza ho giocato poco, poi è cominciata la mia carriera".
E' vero che aveva provato per il Torino? E che cosa pensa del razzismo?
"Vero, il Torino mi voleva tenere, ma il Marsala mi garantiva un contratto professionistico a 17 anni. La mia oggi non è una rivincita, è solo la voglia di dire grazie all'Italia. Il razzismo? E' difficile da combattere. Io sono un essere umano, non sono nero, né bianco, né giallo".
Perché rimettersi in gioco dopo aver vinto tutto col Manchester?
"Dovevo lasciare Manchester, era una mia scelta, e per motivi personali che non posso rivelare e non c'entra il Manchester. Mi volevano tenere, Van Gaal era molto dispiaciuto. Ho scelto la Juve perché c'è la cultura del successo".
La Juve deve tornare grande in Europa. Come si fa?
"Non è facile. La Juve ha avuto difficoltà nelle ultime due stagioni europee. Quest'anno non sarà facile vincere il quarto scudetto. La Champions: deve stare tranquilla, serena, senza assilli. Io ho fatto quattro finali di Champions, ne ho vinta una,  e poi si vince e si perde per un errore. Daremo il massimo".
La voleva Conte. Poi è arrivato Allegri. Che cosa cambia?
"Niente. Ci eravamo sentiti con Conte, mi aveva chiesto di venire alla Juventus, io ero ben felice del suo interesse. Poi è successo quello che è successo, ora c'è Allegri e ho parlato con lui. Non c'è nessun problema. Io sono qui per giocare e vincere".
Ritroverà Tevez.
"E sono felice di riabbracciarlo. Lui è un guerriero, uno che non molla mai. Quando aveva lasciato lo United per il City soffrivo nel vederlo con un'altra maglia".

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