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Ciclismo, Danilo Di Luca: "E' impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D'Italia"

L'ex corridore: "Ci sono combine nel ciclismo, l'ho fatto e sono stato pagato. Un ciclismo senza doping non esisterà mai". La procura del Coni lo convoca come persona informata dei fatti

- Dopo essere stato radiato per doping, Danilo Di Luca racconta la sua verità sul mondo del ciclismo. "E' impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D'Italia - dice l'ex corridore in una intervista a 'Le Iene show' -. Mi sono dopato perché non vincevo più". E ancora: "Ci sono combine nel ciclismo. L'ho fatto e sono stato pagato. Un ciclismo senza doping non esisterà mai, liberalizzarlo forse sarebbe la soluzione migliore".

Ciclismo, Danilo Di Luca: "E' impossibile non fare uso di doping e arrivare nei primi 10 al Giro D'Italia"

Di Luca vede il doping sempre in vantaggio rispetto all'Antidoping: "L'antidoping rincorre il doping, però il doping è sempre un passo avanti". E dopo quanto arriva l'antidoping? "Di preciso non lo so, però penso un paio d'anni".

Per l'ex corridore, un atleta che prende l'Epo non può non saperlo e non ci sono problemi fisici: "Non dà dei problemi. Innanzitutto il doping non è una droga, quindi non si è dipendenti. Secondo, il doping fatto in maniera corretta non fa male all'organismo". Sull'Epo, in particolare, Di Luca dice che "costa 3-4mila euro. Come si prende? Sono iniezioni. Prima - aggiunge - si poteva fare anche tutti i giorni, adesso no perché viene scoperto nell'esame antidoping. E' una cura che bisogna fare per il periodo di tempo che si ritiene opportuno per poi essere al 100% della condizione. Il medico ti consiglia. Non ti può dare una ricetta perché, essendo un prodotto dopante, non si può prescrivere".

Si parla di Armstrong: "Quando sono stato trovato positivo ha parlato anche di me dicendo che ero uno stupido perché mi ero dopato. Però io Armstrong lo conosco: ha vinto 7 Tour De France e li avrebbe vinti comunque, anche senza doping. Anche lui si è adeguato". La teoria dell'abruzzese è che "tutti li prendono (i farmaci ndr) e i valori in campo restano uguali, se non ci fosse il doping per nessuno i risultati sarebbero sempre gli stessi. Rimpianti? Sì, essermi fatto beccare tre volte. L'ho gestita male".

Per Di Luca al Giro D'Italia normalmente si dopa il 90% dei concorrenti. Quindi c'e' un 10% pulito? "Un 10% a cui non interessa in quel periodo il Giro D'Italia, che prepara altre gare e quindi non fa uso di doping". L'ormai ex ciclista parla anche delle trasfusioni, ovvero del cosiddetto 'doping ematico'. E' tutto vero? "Le trasfusioni sono vere - risponde Di Luca -. Se siano da considerarsi doping? Certo, perché puoi fare a meno dell'uso dell'Epo e usi la sacca. E nei controlli non vengono trovate. Come funziona? Si toglie il sangue e dopo, quando ne ha bisogno, se lo rimette prima dell'appuntamento. E rendi molto di più". E dice la sua perfino sull'uso del Viagra nel suo sport: "Se si usa non lo si fa per migliorare le prestazioni, ma quando fa freddo. Essendo un vaso dilatatore, con il freddo ti riscalda il corpo. Se aumenta le prestazioni? Secondo me no".

Di Luca parla dell'esistenza di combine nel ciclismo: "Certo che succede, magari c'è un finale di gara con 5 corridori, c'è un corridore che si sente più forte degli altri, perché è più veloce degli altri e parla con un altro corridore che non è un suo compagno di squadra: 'Ti do tot se mi tiri la volata. Ti do tot se mi vai a prendere quello che scatta". Te l'hanno mai proposto? "Sì - risponde Di Luca - l'ho fatto. Sì, mi hanno pagato".
In merito alle seguenti dichiarazioni espresse da Di Luca la procura antidoping del Coni ha convocato l'ex ciclista il 30 gennaio alle ore 12.00 in quanto ritenuta persona informata dei fatti.

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