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Benfica, una storia incredibile: quelli come voi non mollano mai

Dopo il disastro sportivo dello scorso anno, le aquile in questa stagione sono di nuovo in corsa per il Tripletino

benfica
Afp

"Zeru tituli", tre secondi posti.

Era finita così, il 26 maggio scorso, la stagione del Benfica, per la terza volta vice-campione dopo aver perso, subendo due gol negli ultimi 10 minuti, la finale della Coppa nazionale contro il Vitoria Guimaraes. 10 giorni prima gli 'encarnados' avevano perso la finale di Europa League contro il Chelsea di Benitez per il decisivo gol di Ivanovic al 93esimo. L'11 maggio, invece, avevano subito il sorpasso in campionato da parte del Porto, che ha vinto in rimonta con gol di Kelvin a tempo scaduto nel confronto diretto della penultima giornata.

Benfica, una storia incredibile: quelli come voi non mollano mai

Dal possibile Tripletino al baratro, dalle stelle alle stalle in due settimane, una mazzata che avrebbe affossato il morale di qualsiasi squadra, di qualsiasi uomo, soprattutto se sul disastro sportivo aleggia lo spettro di una maledizione lanciata più di 50 anni fa e mai sfatata: "Da qui a cento anni, senza di me, il Benfica non vincerà più un titolo europeo". Così parlò Béla Guttmann, era la sera del 2 maggio 1962 e il Benfica di Eusebio aveva appena alzato al cielo la seconda Coppa Campioni consecutiva (5-3 al Real Madrid).


Il tecnico ungherese, ballerino nella sua Budapest e poi calciatore e allenatore in tutto il mondo (anche a Padova, Trieste e Milano sponda Milan), stava lasciando il club della capitale portoghese arrabbiato e ferito dalle promesse non mantenute dei dirigenti del Benfica, che gli avevano promesso un bonus in denaro, e così lanciò il suo anatema. Da quel giorno la storia del club delle Aquile mette i brividi, sette finali europee disputate e tutte perse. Prima della finale di Coppa dei Campioni del 1990 col Milan, dopo che il Benfica aveva già perso cinque finali, Eusebio fu visto andare a pregare sulla tomba di Guttmann, in evidente e muta richiesta: "Toglici l'anatema Bela". Niente da fare, il Milan vinse 1-0 con gol di Rijkaard.

Ma quest'anno il Benfica ci riprova, caccia al Tripletino capitolo 2. Jorge Jesus, allenatore dei portoghesi dal 2009, è un tipo particolare (a settembre fu arrestato per aver difeso un invasore di campo dalla polizia), ma di certo non è uno che molla e con il duro lavoro e il bel gioco ha riportato le aquile in volo: 7 punti di vantaggio sullo Sporting Lisbona in campionato a sole 3 giornate dal termine, semifinale di Europa League da giocare con la Juve per conquistare la finale di Torino e finale della Coppa di Portogallo conquistata ieri sera battendo il Porto 3-1 al termine di una partita caldissima (sfiderà il Rio Ave il 18 maggio).


Attenta Juve - Da quando c'è Jesus in panchina, il Benfica è alla terza semifinale di Europa League e nella Champions 2011/12 è uscito ai quarti contro il Chelsea poi campione. Predilige un 4-1-3-2 molto dinamico, con un incontrista davanti alla difesa ed esterni d'attacco molto veloci. Perso Matic a gennaio (al Chelsea per 25 milioni di euro) il ruolo di mediano è affidato a Fejsa, meno tecnico ma più forte fisicamente. I 3 centrocampisti offensivi sono il talento serbo Markovic e gli argentini Perez e Gaitàn. Davanti si muovono ad alta velocità e segnano parecchio lo spagnolo Rodrigo (campione d'Europa con l'under 21) e il brasiliano Lima. Insieme hanno realizzato 22 gol in SuperLiga costringendo in panchina Cardozo, limitato dalla pubalgia e dai residui dello screzio di fine stagione scorsa (spinta e insulti all'allenatore dopo la finale di Coppa nazionale persa).


I portoghesi sono una squadra equilibrata, con due difensori centrali fortissimi fisicamente, pericolosi sulle palle inattive, ma lenti e attaccabili negli spazi: il brasiliano Luizao e l'argentino Garay (ex Real Madrid). Tra i pali, complice un infortunio, l'ex Roma Artur ha perso ormai il posto a favore del 21enne serbo Jan Oblak, considerato dai tifosi il portiere del futuro. Questa squadra, soprattutto per la grande voglia di rivincita, è la rivale peggiore che la Juventus potesse trovare sulla strada della finalissima di Torino.