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Maccio Capatonda: "Turismo dell'orrore? La realtà supera il mio film"

Il regista ha presentato a Tgcom24 "Omicidio allʼitaliana", in sala dal 2 marzo

Maccio Capatonda:
ufficio-stampa

Dopo l'esordio con "Italiano Medio", Maccio Capatonda torna a ironizzare sui difetti della nostra società con "Omicidio all'Italiana", in sala dal 2 marzo.

Nel film si ride con amarezza del turismo dell'orrore e della spettacolarizzazione mediatica dei delitti, ma a Tgcom24 il regista (che è anche protagonista con Herbert Ballerina) ha svelato: "Ho cercato di esagerare, ma la realtà ha superato ogni mia fantasia".

Nello sperduto paesino di Acitrullo la vita scorre lenta e monotona come sempre, fino a quando la morte improvvisa della contessa Ugalda sconvolge la routine dei sedici abitanti del borgo. Il sindaco Piero Peluria (Maccio Capatonda), con la complicità del fratello Marino (Herbert Ballerina), decide di trarre vantaggio dalla tragedia inventandosi un efferato omicidio che possa attirare l'attenzione dei media. Acitrullo diventa così la nuova meta del turismo dell'orrore, al pari di Cogne e Garlasco.

Con "Omicidio all'italiana" torni a puntare il dito sugli aspetti più grotteschi e morbosi della nostra società...
Maccio Capatonda - La mia intenzione era fare un film esclusivamente comico, ma non ci sono riuscito. Ormai ho questa vena satirica che è parte di me. Racconto il mondo in cui viviamo attraverso la lente dell'ironia, ma il mio non vuole essere un film di denuncia.

Tu e Herbert nel film siete i fratelli Peluria, personaggi che avevate già interpretato nella serie "Mario". Perché li avete ripescati?
MC - Amo molto questi personaggi e li ho voluti anche nel film. Sono stati stravolti perché c'era l'esigenza di renderli meno beceri, in particolare volevo rendere il sindaco più empatico.
Herbert Ballerina - L'unica cosa che non è cambiata è la quantità di peli che hanno addosso. Sono stati una vera tortura per me!

In "Omicidio all'italiana", a differenza del precedente "Italiano Medio", siete co-protagonisti...
MC - Sì, questo film nasce proprio dalla volontà di dare maggiore spazio a Herbert. La comicità tra di noi è una cosa che mi è mancata molto nel primo film.

Donatella Spruzzone, la conduttrice-iena interpretata da Sabrina Ferilli, è un chiaro riferimento a Roberta Bruzzone. Pensi che si arrabbierà?
MC - Secondo me no, credo si farà una risata. La critica non è solo rivolta a questo genere di conduttori, che conoscono i meccanismi dei media, ma anche al pubblico che è diventato più morboso su questi temi.

Sabrina Ferilli è stata la tua prima scelta per questo ruolo?
MC - Sì, ho subito pensato a lei anche se non credevo avrebbe accettato, invece la sceneggiatura le è subito piaciuta. Volevo un personaggio credibile e non troppo sopra le righe, in modo che risultasse grottesco nella sua normalità.

"Omicidio allʼitaliana", le immagini del film di Maccio Capatonda

Avete girato in piccolo borgo abruzzese, tua terra di origine. Come avete scelto la cittadina?
MC - Infatti è stata proprio mia madre a farmi conoscere questo borgo, che fa parte di un paesino che si chiama Corvara. E' abitato da sei persone, tre cani e una ventina di capre. Me ne sono innamorato subito.
HB - A livello logistico, però, è stata una sfida per la troupe. C'erano poche case agibili e perdevamo molto tempo per spostare tutte le attrezzature prima di girare.

Il dialetto che parlate non è identificabile come tipicamente abruzzese...
MC - E' inventato, i momenti in cui parliamo in questo fantomatico dialetto sono gli unici in cui abbiamo improvvisato. Anche la cadenza non ha una localizzazione precisa, ma rispecchia la 'sperdutezza' tipica di tanti paesini del centro Italia.
HB - Forse ci ricordavamo qualche parola, ma nella scena in cui ci insultiamo a tavola abbiamo tre ciak tutti uno diverso dall'altro (ride).

C'è una sequenza del film a cui sei particolarmente affezionato?
MC - Mi piace molto la scena dell'agenzia di viaggi, dove alla famiglia di napoletani vengono proposti dei tour sui luoghi delle tragedie. La cosa assurda è che ad Avetrana esisteva davvero un tour operator che mandava i 'turisti' a vedere il pozzo dov'è stata seppellita Sarah Scazzi. Io credevo di aver esagerato, ma come spesso accade la realtà supera la fantasia...
HB - Come disse Walt Disney! (sdrammatizza Herbert con una battuta)

Il vostro è un umorismo sui generis. Arrivato al secondo film credi che possa prendere piede in Italia?
MC - Noi abbiamo cercato di aprire il nostro umorismo ad un pubblico più ampio, con un film che fosse godibile anche a livello di storia. Cerchiamo di non ripeterci e di proporre sempre nuove idee, per non stancare il pubblico.
HB - Credo che in questo momento in Italia ci siano tante persone che hanno storie forti da raccontare. Basta pensare a "Jeeg Robot", "Veloce come il vento" o "Smetto quando voglio".  Il problema è che nel cinema si punta ancora troppo sull'attore famoso e poco sul soggetto, anche se per fortuna le cose stanno cambiando.