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Ambra Angiolini: "Io e Dario Fo festeggiammo il Nobel all'autogrill"

I due erano insieme, sulla stessa automobile, registrando il programma tv Rai Milano-Roma

Ambra Angiolini:
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La morte di Dario Fo sprigiona i ricordi più belli a lui legati.

Tra questi c'è quello di Ambra Angiolini, che, ai microfoni di Boris Sollazzo, per Giornalettismo, ha raccontato di quando all'attore è stato comunicato di aver vinto il premio Nobel in sua presenza. I due erano insieme, sulla stessa automobile, registrando il programma tv Rai Milano-Roma. "Festeggiammo all'autogrill con dello spumante a caso comprato là: sembrava una sagra e non un Nobel".

Quando Ambra ha saputo di dover fare il viaggio con Fo era emozionata: "All'inizio non mi hanno proposto lui gli autori di Milano-Roma. Non solo lui: mi proposero Carmelo Bene o Dario Fo. Era comunque in ogni caso una proposta superlusso, tipo la carta di credito che sblocca i piani, era meraviglioso avere un'opportunità di questo tipo. Con la sfrontatezza tipica di quell'età, scelsi. Carmelo Bene l'avevo conosciuto, per me Dario, invece, era un Mistero. L'unico neo era che lui non aveva la patente, io ce l'avevo da troppo poco tempo. A pensarci bene, forse, non potevo neanche guidare quella cilindrata".

Sapevano bene che prima o poi sarebbe potuta arrivare la notizia del Nobel e, infatti, arrivò, con un cartello, ad altezza Firenze. Lui rimase "disorientato". Racconta Ambra: "Sembrava una cosa normale per lui. Anzi, sorrido ancora al pensiero che lui tirò fuori un espressione del tipo 'ma per chi è la notizia'. Io, in un momento di fortunata e ovvia lucidità gli dissi 'Il cartello è per te'. Forse a quel punto iniziò a capire. E io ero così felice per lui, si vede anche nella registrazione. 'Guarda che hai vinto!?' gli dico, con un tono come se lui fosse un bimbo… Sembrava piombato un meteorite dentro un'utilitaria che sta andando al lavoro. Mi ricordo che la reazione fu quella che poi in qualche modo ha costruito la sua grandezza: era un bambino che diventava sempre più piccolo, era allo stesso tempo enorme e puro".

La moglie Franca Rame non era con lui, ma il primo pensiero, come racconta la Angiolini, fu rivolto a lei: "E poi quel grido che ancora mi fa tremare 'Franca Franca Franca!'. E anche là, era un maestro. Era un ti amo non banale al suo amore unico e totale. E non riusciva a sentirla al telefono e ho ancora dentro la frustrazione di non poterlo accontentare. Il telefono non funzionava e io, maledizione, non ero Franca".

Poi festeggiarono all'autogrill, con semplicità e gioia. "La gente riconosceva me e non lui. Lui, il maestro, aveva appena vinto il premio più importante del mondo e le persone riconoscevano me. Era molto buffo. Ridevamo insieme, io lo prendevo in giro dicendogli 'tu hai il Nobel ma non hai la patente!'. E ne abbiamo continuato a ridere per anni".

"Dario sapeva esaltare le qualità della persona che aveva accanto invece di metterti in difficoltà con il suo genio - racconta ancora Ambra - In fondo io potevo essere, per lui, solo la ragazza di borgata che aveva avuto successo, lui in quelle ore mi fece persino sentire geniale".

E, infine, un ultimo penisero rivolto a un rapporto speciale, quello con la moglie Franca Rame, con cui ora è finalmente ricongiunto: "E' quasi impossibile pensare non ci sia più. Lui però forse è dove voleva stare: questi ultimi anni ha vissuto in sottrazione, lui e Franca erano un nome solo e senza la Rame per Dario è stato tutto più difficile e triste. Io ho avuto la fortuna di vederli insieme: solo mio padre e mia madre nella mia vita mi sono apparsi come loro. Due corpi e un'anima".