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Simple Minds, acustici ma con energia: "Non volevamo essere noiosi"

La band scozzese ha pubblicato "Acoustic", dove rilegge con nuovi arrangiamenti alcuni dei suoi pezzi più celebri

Niente synth, batterie roboanti e chitarre elettriche.

Ma le melodie sono quelle che hanno fatto la storia del pop anni 80. E' "Acoustic", il nuovo album dei Simple Minds in cui Jim Kerr e Charlie Burchill hanno riletto 12 dei loro maggiori successi. Con un obiettivo chiaro: "Non volevamo essere noiosi! - dice Kerr a Tgcom24 -. Volevamo fare un album acustico ma alla nostra maniera: energico, potente, ballabile. Non canzoni da falò in spiaggia".

Tornati prepotentemente alla ribalta due anni fa con "Big Music", i Simple Minds hanno passato gli ultimi tempi in tour per suonare di fronte a palazzetti gremiti come nell'epoca d'oro. E proprio nel corso di un evento live realizzato per promuovere il precedente album sono state gettate la basi per questo nuovo progetto. Così se il 2016 è iniziato con un set acustico per lo Zermatt Unplugged Festival nelle Alpi svizzere, lavorare sugli arrangiamenti di quei brani ha fatto venire voglia al gruppo di fissarli su disco. Jim Kerr e Charlie Burchill si sono così chiusi ai Gorbal Studio di Glasgow, a due passi dai luoghi dove hanno iniziato, con Ged Grimes al basso, Sarah Brown ai cori, Gordy Goudie alla chitarra acustica e Cherisse Osei alle percussioni. Ne è uscito un lavoro che, pur nella sua anima acustica, suona decisamente up-tempo... "L'obiettivo era quello di fare una cosa acustica ma alla nostra maniera - spiega Kerr -. Adoriamo Neil Young o Joni Mitchell ma noi non siamo quel genere di artisti. E poi abbiamo affrontato una piccola sfida: in genere chi fa qualcosa di acustico tende alla riduzione, a portare all'essenziale, noi volevamo essere comunque potenti, energici, ballabili. Non volevamo delle canzoni da suonare davanti al falò. In una parola: non volevamo essere noiosi".

Vi siete mossi cercando di trovare l'essenza di ogni brano o piuttosto di darne una prospettiva diversa rispetto alla versione originale?
Jim: L'obiettivo era quello di trovare l'essenza ma in qualche caso qualcosa di più. Per esempio se penso a “Glittering Prize” non posso fare a meno di pensare al giro di basso della versione originale, che è la linea melodica principale. Se togli quello cosa rimane? In realtà ne è uscito qualcosa di nuovo, ma non strano, comunque qualcosa che senti vicino. Un'altra canzone interessante per come ci abbiamo lavorato è “The American”. Aveva un sound del tutto 80's, con un rullante potente e sintetizzatori. In questo caso Charlie ha trovato una linea acustica che ricorda i Led Zeppelin, vagamente mistica.

L'album ha una forte presenza femminile. Come mai?
Charlie: In realtà è un caso, non è stato un disegno studiato a tavolino. Però è vero che ha infuso grande energia. Sarah Brown probabilmente canta in maniera più femminile qui di quanto non abbia mai fatto nella sua vita. Quella con KT Tunstall è una collaborazione nata dopo che abbiamo suonato insieme in Scozia. Si è creato subito un grande feeling, lei ha capito subito il feeling di "Promised You A Miracle" e l'ha fatta sua trasformandola completamente. E poi ci sono le percussioni di Cherisse Osei.

Come è stato tornare a registrare nei luoghi in cui avete iniziato?
Jim: Credo che subliminalmente il posto in cui registri influenzi la tua musica. Il modo in cui ti senti entra per forza in quello che fai. Girando in macchina per andare agli studi passavo davanti alla mia vecchia scuola, alla casa dei miei nonni, a luoghi che hanno avuto un'importanza fondamentale nella mia crescita. Il richiamo delle radici si avvertiva fortissimo

Un gruppo come voi che ha vissuto gli anni d'oro del pop, come si trova in un panorama in continua mutazione e senza più certezze?
Jim: Sono giorni incerti, non si sa dove stiamo andando. L'altro giorno eravamo in centro a Londra e ci siamo detti: “Andiamo a comprare dei cd”. Ma dove? Ironicamente è più facile trovare dei vinili! Sono scomparse le riviste, hanno chiuso molte etichette, sono cambiati i formati, e muoiono gli artisti della nostra epoca.

E' un quadro disperante...
Ma ironicamente quello che facciamo noi è sempre lo stesso, come fossimo nel 1977: cercare una melodia, cercare un testo, un'atmosfera, mettere tutto questo in una canzone, registrarla e portarla in giro per il mondo per suonarla. Al cuore nulla è cambiato, è cambiato tutto il contesto. Certo, se penso poi che Io e Charlie pochi giorni fa abbiamo avuto un incontro con un rappresentante di una società pronta a realizzare dei nostri ologrammi…

Per il prossimo disco dobbiamo prepararci a parlare con un vostro ologramma?
Jim: Potrebbe essere! Sperando che l'ologramma quel giorno non sia di cattivo umore! No, noi vogliamo ancora venire a Milano e mangiare delle splendide linguine o un pesce delizioso. Per questo ho deciso che non saranno gli ologrammi a venire in Italia, quelli li lasceremo andare in posti schifosi, tristi e dove si mangia male.

LE DATE DEL TOUR 2017
21 Aprile – Torino, Teatro Colosseo
22 Aprile – Ancona, Teatro delle Muse
23 Aprile – Roma, Auditorium Conciliazione
25 Aprile – Bologna, Teatro Manzoni
26 Aprile – Firenze, Teatro Verdi
27 Aprile – Milano, Teatro degli Arcimboldi