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Lars von Trier: 60 anni di incubi, paranoie e fobie

Il maestro danese festeggia il traguardo, tra scandali e capolavori...

Lars Von Trier festeggia i suoi 60 anni. Un traguardo importante per il visionario regista danese, che attraverso i film ha messo a nudo le paure e le angosce della sua anima tormentata.

Nato da genitori hippie, l'artista ha avuto una vita complicata segnata da eccessi e dipendenze, ma anche da capolavori che sono entrati di diritto nella storia del cinema. Un talento immenso, che è riuscito a sopravvivere ad una personalità a tratti autodistruttiva.

Il regista nacque a Copenhagen il 30 aprile del 1956, da genitori convinti hippie, e la sua non fu una vita facile. La madre Inger, sul letto di morte del padre, gli rivelò che non aveva ascendenti ebrei perché il suo padre biologico era in realtà un musicista danese, scelto per trasmettere al figlio i "cromosomi dell'arte". L'episodio lo segnò profondamente e da bambino fu costretto ad educarsi da solo, dandosi regole che i genitori non gli impartirono mai.

LA TRILOGIA EUROPEA - A 13 anni, con la cinepresa 8mm regalatagli dalla madre, cominciò a sperimentare piccoli film e nel 1977 diresse i primi cortometraggi professionali, grazie ai quali ottenne l'ammissione al Danish Film Institute. Nel 1984 girò il suo primo lungometraggio, "L'elemento del crimine", selezionato al Festival di Cannes. La pellicola fu un insuccesso in patria, ma grazie alla notorierà all'estero trovò i fondi per i due successivi titoli della trilogia europea: "Epidemic" (1987) e "Europa" (1991).

IL MANIFESTO DOGMA 95 - Il film seguente, "Le onde del destino" con Emily Watson (1996), in cui Trier omaggia il cineasta compatriota Carl Theodor Dreyer, fu invece un successo internazionale. Grazie al musical "Dancer in the Dark" (interpretato dalla cantante Bjork nel 2000) sperimentò le tecniche di un cinema naturalista che porteranno al manifesto "Dogma 95". Un codice cinematografico estremamente rigoroso: macchina a spalla, assenza di effetti luminosi, riduzione progressiva del commento sonoro e recitazione spontanea.

LE MUSE FRAGILI - Il carisma spigoloso del regista conquistò dive del calibro di Nicole Kidman, che nel 2003 si sottopose ad un massacrante tour de force per "Dogville". Dopo di lei sarà la volta di Kirsten Dust ("Melancholia") e Charlotte Gainsbourg ("Nymphomaniac").

UN TALENTO AL SERVIZIO DI MOLTI GENERI - Nella sua carriera Trier ha spaziato in tutte le forme del racconto: dalla serialità ("The Kingdom" realizzato per la tv), al cortometraggio sperimentale, passando per la commedia ("Il grande capo", 2006) al cinema di genere ("Antichrist", 2009), fino al racconto erotico ("Nymphomaniac").

IL SUICIDIO DI CANNES - Il suo celebre "suicidio professionale" è del maggio 2011 quando al festival di Cannes si lanciò in farneticanti dichiarazioni di simpatia nazista e antisemita. L'esternazione gli valse l'espulsione dal festival (ma il film "Melancholia" restò in concorso e venne anche premiato) e anche una denuncia penale per apologia del nazismo.

IL NUOVO PROGETTO - Nonostante la sua imponente personalità abbia a volte offuscato il talento, ancora oggi "Europa" rimane un cult, "Dogville" un formidabile saggio di regia, "Le onde del destino" e "Dancer in the Dark" altrettanti capolavori del cinema europeo. Per il 2017 ha annunciato "The House that Jack Built", una nuova sfida che farà conoscere al pubblico un nuovo lato oscuro di Lars