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L'"Afghanistan" di Elio De Capitani e Ferdinando Bruni va in scena: "Teatro che parla di civiltà"

Debutta al Teatro dellʼElfo di Milano il 23 ottobre il secondo capitolo della saga dedicata al paese dellʼAsia Centrale: "Enduring freedom"

L'
ufficio-stampa

"Un teatro che parla di civiltà continuando a essere vivo...", così Elio De Capitani e Ferdinando Bruni definiscono il loro nuovo progetto, di cui firmano nuovamente la regia: "Enduring freedom", l'attesissima seconda parte della grande saga sull'Afghanistan, cominciata lo scorso anno con il primo capitolo "Il grande gioco", edizione italiana di un progetto di drammaturgia collettiva ideato dal Tricycle Theatre di Londra.

Al debutto al Teatro dell'Elfo di Milano martedì 23 ottobre, il nuovo spettacolo entra nel vivo della storia contemporanea di questo paese pieno di contraddizioni .

I due spettacoli, che attraversano due secoli per raccontare i complessi rapporti tra l'Occidente e l'Asia Centrale, non vengono però scissi: "Afghanistan: Il grande gioco + Enduring freedom" sono pièces indipendenti che possono essere viste in due serate differenti o in un'unica coinvolgente maratona. Dieci brevi storie, poetiche e crudeli, che ci fanno guardare con altri occhi i rapporti tra Oriente e Occidente: perché quello che accade nell'Asia Centrale ha radici lontane, ma oggi ci tocca da vicino; perché il teatro e la storia possono ridisegnare i confini di ciò che pare ignoto e straniero.

“Amiamo il teatro che parla di civiltà continuando a essere vivissimo, che difende la sua ostinata capacità di coinvolgere emotivamente e persino ludicamente lo spettatore, senza perdere nulla in fatto di qualità della scrittura",  affermano i due registi.

Si parte quindi con il nuovo ed inedito capitolo "Afghanista: Enduring freedom", che racconta cinque episodi storici, dall'ascesa dei Talebani e del terrorismo islamista ("Il leone di Kabul" ), alla morte del comandate Massud poco prima dell'11 settembre (Miele), che determina l'intervento militare degli Stati Uniti e degli alleati, tra cui l'Italia. I racconti si fanno via via più intimi e personali: i protagonisti di "Dalla Parte degli angeli" e di "Volta stellata" sono impiegati delle ONG e soldati inglesi, con tutto il loro carico di dubbi; solo nel bellissimo finale, "Come se quel freddo", i conflitti sembrano trovare una possibile composizione in un sogno al di là della morte.

“Il grande gioco”, che è andato già in scena lo scorso anno, racconta invece gli altri cinque episodi storici del periodo 1842 – 1996, portandoci a scoprire l'oriente romanzesco dei primi esploratori ("Trombe alle porte di Jalalabad" e "La linea di Durand"), per poi immergerci nelle atmosfere notturne e mélo della fuga del re Amannullah e della regina Soraya ("Questo è il momento"). Con la spy story "Legna per il fuoco" precipitiamo in un clima da guerra fredda che ci traghetta verso il terzo millennio. La prima parte si conclude con lo struggente "Minigonne a Kabul", un'intervista “immaginata” al presidente Najibullah che, poco prima di venire catturato dai Talebani nel 1996, rievoca il suo sogno di un Afghanistan ‘moderno'.

"Un grande affresco", dicono De Capitani e Bruni: "Un polittico, un grande gioco, per sapere, per capire, per poter leggere la disperazione e la speranza negli occhi di chi è partito dalla valle del Panjshir per sedersi al nostro fianco in metropolitana".

I 10 autori, Lee Blessing, David Greig, Ron Hutchinson, Stephen Jeffreys, Joy Wilkinson, Richard Bean, Ben Ockrent, Simon Stephens, Colin Teevan, Naomi Wallace hanno trasformato una dettagliata ricerca storica in una materia toccante e coinvolgente che prende vita sulla scena grazie all'interpretazione di un team di attori Claudia Coli, Michele Costabile, Enzo Curcuru, Alessandro Lussiana, Fabrizio Matteini, Michele Radice, Emilia Scarpati Fanetti, Massimo Somaglino, Hossein Taheri, Giulia Viana, capaci di calarsi nei tanti grandi e piccoli protagonisti della storia, inglese, afghana, pakistana e russa: semplici soldati, nobili e diplomatici senza scrupoli, spie, emiri, giovani re e regine, comandanti e mujaheddin, reduci, fragili vittime di una guerra che non sembra avere una fine.
La scena è “non-luogo”, spoglio e desolato come un centro di prima accoglienza in qualsiasi paese d'Europa: il punto d'arrivo di un viaggio disperato e doloroso che è cominciato duecento anni fa.

Enduring freedom 23/27 ottobre, 3, 4, 6, 7, 8, 13, 14, 15, 21, 22, 23 novembre mar-sab 20.30 / dom 16.00
Il grande gioco 30, 31 ottobre, 1, 2, 3, 9, 10, 16, 17 e 24 novembre mar-sab 20.30
Maratone dom 28 ottobre, 11 e 18 novembre: Il grande gioco ore 16.00 + Enduring freedom ore 20.00 dom 25 novembre: Il grande gioco 11.30 + Enduring freedom 15.30