FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Francesco Renga: "Ho portato la mia serenità nella voce e scrittura"

Il 15 aprile esce il nuovo album "Scriverò il tuo nome", lʼartista lo racconta a Tgcom24

Francesco Renga non cambierebbe neanche una virgola del suo nuovo album "Scriverò il tuo nome", che esce il 15 aprile.

Parla d'amore, perché in fondo è quello che gli interessa di più. Lo fa con l'aiuto di giovani autori e mettendo in discussione la sua scrittura. Ora più efficace e diretta. Gioca con la voce e, finalmente, si diverte. "Oggi sono un uomo sereno, è un momento di cambiamento, c'è una nuova energia", racconta a Tgcom24.

Autobiografico, come tutti i suoi lavori. Riflette un momento particolare della sua vita. Con un occhio positivo al futuro. Da sempre lontano dal gossip, Francesco risponde suo malgrado a qualche domanda sulla storia con Ambra, e in conferenza stampa lo fa con l'eleganza e la delicatezza che da sempre lo contraddistinguono: "Abbiamo dei figli che ci hanno aiutato a vivere con serenità questo momento. Loro ci hanno fatto capire che siamo dei bravi genitori e che abbiamo fatto un buon lavoro".

 

L'album è in uscita in tre versioni: una standard con 12 brani, una deluxe con 14 inediti e una serie di disegni firmati dal cantautore e con il vinile in arrivo il 22 aprile. Renga tornerà ad esibirsi il 15 ottobre per un concerto al Mediolanum Forum di Milano, che sarà filmato per diventare un evento tv.

 

Francesco, di cosa parli in questo disco? 
Dell'unica cosa che mi interessa esplorare in questo momento: l'amore. Ogni volta si identifica sempre con un volto che ha un nome, ma quando lo espliciti, questo nome diventa un altro nome, e così all'infinito. Per questo 'Scriverò il tuo nome' è il fil rouge di tutto il lavoro. Ogni canzone è pensata come il nome di un amore, quel momento dell'amore, quella fase dell'amore, quel percorso dell'amore. 

 

Il videoclip di "Guardami amore" ti muovi tra i canyon dello Utah, Nevada e California: perché hai scelto queste location?
Volevo cercare una metafora, l'amore rappresenta uno spazio infinito in cui ci si muove come alieni, perché ogni volta è un territorio nuovo. Con orizzonti sconfinati. Mi piaceva legare questo territorio filosofico a uno reale che poi è il nostro pianeta. Visto che non è nelle migliori condizioni volevo lanciare un piccolo messaggio.

 

Quale?
Serve un occhio di riguardo per il nostro pianeta, che è quello che lasceremo ai nostri figli e io ne ho due di bambini. Le politiche ambientali secondo il mio modestissimo parere spesso sono soggiogate e sottoposte a politiche economiche che non rispettano bene questa filosofia.

 

Questo disco è un po' il tuo anno zero?
Ogni album è la fotografia del momento che vivo come uomo, ogni disco contiene degli ingredienti autobiografici, questo ha una attitudine, è un momento di cambiamento, come tutte le cose nuove che cominciano, c'è una nuova energia. 

Anche musicalmente... 
Sono sempre stato curioso, bisogna mettersi in discussione ed esplorare. Ci sono stati momenti in cui questa traiettoria non è stata recepita. Ma l'artista non deve mai cercare il favore del pubblico. L'artista vive come un autistico, ha il suo mondo e deve raccontare e tirare fuori la sua visione. E può diventare pericoloso, perché rischia di fare un lavoro fine a stesso mancando una direzione.

 

In questo ti ha aiutato il produttore Michele Canova...
Insieme 
abbiamo cominciato un percorso con 'Tempo Reale', c'è stilisticamente una cifra riconoscibile. Il suo lavoro è fondamentale. Ha scelto 14 canzoni su una sessantina. Quelle che secondo lui mi rappresentano di più come uomo e come artista.


Questo album arriva dopo la tua partecipazione ad Amici, cosa ti aspetti?
Il pubblico è diverso e ci si sono molte aspettative. C'è molto entusiasmo, è un progetto frutto di tanto lavoro, passione e amore.


Ti sei affidato anche a molti giovani autori, da Tony Maiello a Ermal Meta e Francesco Gabbani, perché? 
Non ho mai avuto la presunzione di essere un cantautore. Prima di tutto sono un interprete. Mi piace confrontarmi con umiltà. Prendo tantissimo da questi ragazzi, hanno un linguaggio che io da vecchio dinosauro non posso avere. E un orecchio sul mercato diverso. Anzi mi spiace che molte altre cose siano rimaste fuori dal progetto.

Si nota anche un tuo cambiamento, di scrittura e musicale... 
Mi sono messo in discussione cambiando in maniera radicale la mia scrittura. Con strofe più serrate, con molte parole. Il canto si è dovuto piegare al testo e c'è voluto tempo e cura per farli sposare. Il risultato mi piace molto, è asciutto, efficace e contemporaneo.

 

Uno dei brani più belli di questo album è "13 maggio", il titolo prende il nome da una data particolare della tua vita? 
E' una delle mie canzoni preferite, ho scelto una data perché il nome dell'amore non ha bisogno di un nome o di un volto. Ognuno di noi ha una data che lo riporta in quel posto lì, in quel momento lì, con quella persona. Il racconto di quell'amore parte non solo da un nome e da un volto ma anche da una data. Che in questo caso però è immaginata.

 

Il brano "Sulla Pelle" è dedicato ai tuoi figli... 
L'ho scritto guardandoli. E' un messaggio per loro: quello che state vivendo è adesso, è giusto pensare al domani ma bisogna godere della felicità del momento. E' un inno all'amore per la vita e la ricerca della felicità. Spesso passiamo il tempo cercando dei responsabili e intanto tutto ci scivola dalle mani.