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Cristina D'Avena: "Le mie sigle non sono solo canzoncine e lo dimostro duettando con i big"

Esce venerdì "Duets", dove la cantante ha reinterpretato 16 delle sue canzoni più celebri con altrettanti big della musica italiana

Cristina D'Avena:
ufficio-stampa

Gli album di duetti non sono certo una novità, ma è la prima volta che si vedono i big del pop cimentarsi nelle sigle dei cartoni animati.

E' quello che accade in "Duets", dove Cristina D'Avena ha messo insieme 16 delle sue sigle più celebri interpretandole con altrettanti artisti, da Loredana Bertè a Emma, passando per Elio, Annalisa, Francesca Michielin e J-Ax. "Oggi non sono più considerata quella che canta le 'canzoncine' per bambini" dice lei.

Per anni le hanno chiesto se non ambisse a fare un album di canzoni pop. Alla fine Cristina D'Avena è andata persino oltre, portando il pop nel suo mondo. Una piccola rivincita verso i tanti che a lungo hanno guardato lei (e le sue canzoni) con aria di superiorità. "Forse è vero che per tanto tempo sono stata quella etichettata come quella che canta le 'canzoncine' per bambini - dice -. Mi sono sempre chiesta perché non sono stata definita una cantante che canta canzoni. Per me hanno scritto autori importanti. Le sigle sono canzoni come altre, è musica. Una volta ci soffrivo per come ero trattata, ora l'approccio è diverso. Sono persino stata a Sanremo a cantare le mie canzoni, con il pubblico che cantava le sigle".

E così ecco "Duets", dove tanti hanno messo da parte le proprie personalità per stare al servizio di pezzi come "Una spada per Lady Oscar", "E' quasi magia Johnny", "Pollon" o "L'incantevole Creamy". "Questo è un progetto che sembrava molto semplice ma in realtà non lo è stato - spiega lei -. Le sigle hanno una loro storia, un percorso importante e abbracciano almeno tre generazioni. Canzoni come 'Doraemon' e 'Siamo fatti così' sono di fatto canzoni di oggi, ancora in onda e conosciute dai bimbi di oggi". Per questo motivo scegliere la tracklist non è stato facile. Intanto perché in carriera la D'Avena di sigle ne ha cantate centinaia e ridurle a 16 era già un'impresa, e poi perché i cantanti coinvolti hanno voluto dire la loro... "Abbiamo cercato di inserire brani storici, purtroppo sacrificandone tanti altri - racconta -. Poi coinvolgendo gli artisti ognuno ha voluto dire la propria, chiedendo una loro canzone del cuore. Tutti hanno messo da parte il loro personaggio e si sono messi il vestito della loro infanzia, dando alle canzoni quel valore aggiunto che desideravo".

Cristina D'Avena:
ufficio-stampa

Cristina ha chiamato personalmente tutti gli artisti coinvolti ("Per me era fondamentale la voglia di divertirsi"), a costo di andare incontro a piccoli incidenti di percorso che ora diventano gustosi aneddoti da raccontare. "Michele Bravi pensava fosse uno scherzo e mi ha chiuso il telefono in faccia" spiega. Tra i più entusiasti invece c'è una insospettabile Loredana Bertè. "E' letteralmente impazzita quando le ho proposto di cantare 'Occhi di gatto'. Per settimane è andata avanti a cantare solo quella, tanto che quando è arrivata in studio ha fatto tutto in due take". 

A fare da contraltare ai 16 che hanno partecipato c'è anche una nutrita lista di sogni nel cassetto di Cristina, artisti che questa volta non si è riusciti a coinvolgere e che potrebbero far parte, perché no?, di un "Duets 2". "Per esempio Jovanotti, che adoro e sono convinta che ci sia qualcosa che ci accomuna - dice lei -. Anche Marco Mengoni, per il quale ho in mente una canzone perfetta e che ho incontrato a progetto ormai chiuso. E poi Laura Pausini che era impegnata, e anche il Volo. Quello che vorrei dimostrare è che la mia musica la possono cantare tutti. Per i tre tenori sarebbe stata perfetta “Un incantesimo dischiuso alle porte del tempo”.

Ma questo album può rappresentare anche una svolta verso un altro tipo di musica? "Non vorrei abbandonare quello che faccio - risponde Cristina -, ma sicuramente mi piacerebbe fare un disco di cover o anche di inediti. Perché in fondo a me piace cantare. È solo un'idea mia per ora, una possibilità. Perché no?".