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"Vietate Paranormal activity!"

Minori troppo turbati dal film ʼhorror

E' bufera su "Paranormal activity".

L'horror a basso costo, ma alto tasso di paura, arrivato nei nostri cinema lo scorso weekend, sembra aver provocato in molti effetti devastanti, dal vomito agli attacchi di panico, e ora qualcuno, Moige in testa, chiede che venga vietato ai minori. Il Codacons ha annunciato azioni legali per risarcire i minori che sono stati turbati dal film mentre il ministro Bondi ha detto di "riservarsi una verifica dei fatti".

L'allarme è scattato dopo le cronache apocalittiche del primo weekend, passato tra malori degli spettatori e chiamate al 118. Il Codacons vuole in divieto ai minori di 18 anni e il "Moige" anche. "I casi accertati di attacchi di panico e gli altri effetti psicologici registrati nei minorenni, legati alla visione della pellicola - afferma il Codacons - dimostrano chiaramente l'esigenza di vietarne la visione ad un pubblico di età inferiore ai 18 anni. Ma c'è anche un altro scenario che potrebbe aprirsi - spiega il Presidente Codacons, Carlo Rienzi - I minorenni che in questi giorni hanno subito effetti legati alla visione del film, quali attacchi di panico, tremori, vomito, stato di choc, ecc., potrebbero richiedere il risarcimento dei danni in Tribunale".

Sulla questione è intervenuta anche l'onorevole Alessandra Mussolini, in qualità di presidente della Commissione Infanzia. "Mi auguro che il ministro Bondi assuma provvedimenti urgenti - ha spiegato la Mussolini -. Non credo che ormai si possa più vietare 'Paranormal Activity', ma sicuramente vanno studiate forme di avvertimento, indirizzate in particolare ai genitori, affinché siano consapevoli dei rischi ai quali i figli vanno incontro". Il ministro dal canto suo ha preso tempo. Bondi ha sottolineato come secondo la legge il parere della Commissione per la revisione cinematografica - che, nel caso, ha ritenuto di non prevedere divieti - sia "vincolante per l'Amministrazione", ma allo stesso tempo si riserva una verifica sul film e di adottare "provvedimenti necessari per tutelare i bambini".

D'altro canto il mancato divieto apposto al film dalla Commissione si spiega con il fatto che la paura è tutta psicologica: non ci sono violenze, sangue ed altre efferatezze viste spesso sul grande schermo. Qualcuno, dopo aver visto il film, sostiene addirittura che l'unico vomito provocato è quello dell'inquadratura fissa e sfocata della camera amatoriale con cui sono state girate buona parte delle scene. Insomma, e se alla fine, "Blair With Project" docet, i malori e le turbe fossero soltato una abilissima strategia di marketing per portare più gente al cinema?