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Morgan, agnello sacrificale?

Due visioni diverse sulla vicenda

Il caso Morgan, con le dichiarazioni del cantante a "Max" sul suo uso di cocaina e la sua successiva esclusione dal Festival di Sanremo, hanno acceso una polemica che non accenna a placarsi.

Tgcom vi offre due visioni diverse della vicenda.

AGNELLO SACRIFICALE? NO

Morgan agnello sacrificale? Decisamente no. In questo caso, se di una cosa Morgan è stato vittima è della sua strafottenza, del suo atteggiamento privo di schemi e remore che, se in alcuni casi è stato il suo marchio di fabbrica e la sua fortuna, in altri può essere la sua rovina. Nessuno mette in discussione la sua preparazione musicale e anche il suo essere lontano da ipocrisie, in un mondo che ha fatto dell'ipocrisia il suo carattere fondante. Ma pur in queste condizioni il cantautore monzese, proprio in virtù dell'intelligenza che gli è sempre stata riconosciuta, dovrebbe capire che non tutto si può dire e ci sono momenti e luoghi per ogni cosa.

Il grave in questo caso non è tanto l'aver ammesso di usare (o aver fatto uso come ha precisato poi lui) di cocaina: della sua vita Morgan è libero di fare quello che vuole. Semmai, vista la popolarità e la presa che ha sul pubblico, nell'aver propagandato la cosa come buona e giusta e di fatto consigliabile. "Avercene di antidepressivi come la cocaina - ha dichiarato -. Fa bene. E Freud la prescriveva". Questa la frase che ha fatto rizzare i capelli a molti, e non solo ai finti benpensanti.

Certo è che nel regolamento di Sanremo non c'è scritto che chi si droghi o ne propagandi le virtù non possa partecipare alla gara (sai quanti in passato non avrebbero dovuto nemmeno mettere piede nella città ligure?). E la velocità con cui è stata presa la decisione è quanto meno sospetta: di fronte alle smentite del cantante andare a verificare esattamente come stavano le cose costava così tanto tempo? No, ma uno scandalo di questa portata fa comunque comodo a un Festival che si presenta al cospetto del pubblico con l'onere di replicare i numeri lusinghieri dell'ultima edizione targata Bonolis. E proprio perché dalle parti di Sanremo lo scandalo è spesso di casa e sempre utile, Morgan, tanto acuto e intelligente, avrebbe fatto bene a essere un po' più prudente.

Si dirà che la storia del rock è piena di personaggi al limite, messi in croce per i loro comportamenti o le loro dichiarazioni: da David Bowie ai Rolling Stones, Iggy Pop, Lou Reed e decine di altri. Ma è anche vero che la storia del rock non passa (nemmeno lontanamente) dalle parti dell'Ariston.

Massimo Longoni


AGNELLO SACRIFICALE? SI'

Diciamo la verità il "personaggio televisivo Morgan", ossia lo spocchioso, strafottente, permaloso e assente giurato di "X Factor", può non piacere . Ma non si può fare a meno di apprezzare musicalmente la sua esperienza con i Bluvertigo e la carriera solista - non tutta - contrassegnata da due gioiellini come "Canzoni dell'appartamento" (2003) e la ricerca filologica di "Non al denaro, non all'amore né al cielo" di Fabrizio De André del 2005.
 
Morgan in diverse conferenze stampa ("Canzoni dell'appartamento", "Da A ad A" e "Italian Songbook Volume 1") ha sempre mostrato le sue capacità oratorie, musicali suonando il piano ed è anche riuscito a far divertire i presenti. A Tgcom aveva dichiarato 'al volo' dietro le quinte di X Factor: "Tutto quello che ho voluto fare è sentirmi inutile, ho voluto fare un discorso inutile e anche il disco (Italian Songbook vol.2, ndr) è inutile. E anche la vita è inutile e corta". Parole che oggi sembrano profetiche.
 
Ma Morgan è veramente inutile? E' veramente tra quei drogati "complici della mafia" come ha dichiarato il viceministro della Lega Nord Roberto Castelli? Oppure per citare il ministro della Difesa, Ignazio La Russa: "Non conosco Morgan, ma mi pare un buon motivo per escluderlo. Ci manca solo che un cantante dica pubblicamente quanto è buona la cocaina"?
 
Chiariamo subito un punto. Nell'intervista (ormai famosa) rilasciata al mensile "Max" il cantautore - nella sua lucida follia - dichiara: "Io non uso la cocaina per lo sballo, a me lo sballo non interessa. Lo uso come antidepressivo" e soprattuto "io sono trasparente. La gente parla di me perché sono aperto, e così si sentono in diritto di non rispettare la mia privacy".
 
In queste poche righe è racchiuso il 'caso Morgan'. La parola 'caso' poi fa ridere. Insomma l'intervista cui poi è seguita una debole smentita da parte dell'artista ("sono molto sconcertato ed amareggiato, anzi profondamente addolorato, per non dire disperato, per le frasi che mi sono state attribuite") è stata poi naturalmente smentita (a sua volta) dal direttore della rivista Andrea Rossi: "Il giornalista autore dell'intervista, Raffaele Panizza, ha registrato circa due ore di conversazione avvenuta comodamente a casa dell'artista". A questo punto il cerchio si è chiuso ed è scattata l'espulsione di Morgan dal Festival di Sanremo, secondo quale comma del regolamento resta ancora un mistero. Salvo poi aprirsi uno spiraglio con il dg della Rai Mauro Masi che afferma: "Potremmo ripensarci se Morgan accettasse un programma di recupero". Morgan si chiude in un silenzio di "riflessione".
 
Questa la cronaca a grandi linee di quel che è accaduto e sta accadendo in queste ore. Ma si ha tutta l'impressione che il cantautore sia più un agnello indifeso, immolato in sacrificio dai benpensanti e moralisti dell'ultima ora. L'uomo Morgan ha forse peccato di leggerezza, ossia come dice lui stesso per la trasparenza con cui si è aperto durante la chiacchierata con il collega Raffaele Panizza, che comunque ha fatto il suo lavoro e si è comportato come un giornalista dovrebbe fare. Ma siamo davvero convinti che il mondo in cui viviamo sia fatto da persone 'giuste', 'sobrie', 'corrette'? Suvvia non facciamo gli ipocriti! Morgan è un cantautore, ha ammesso di far uso di crack. Punto. E' un delitto? Si è mai posto come paladino, modello ed eroe della generazione di oggi? No, ha solo dichiarato, senza ipocrisie, quello che un po' tutti sussurravano, pensavano o sospettavano. Viva la sincerità, ormai rara.
 
Marco, è il vero nome di Morgan, sembra un bambino al luna park, ma di quei bambini che le mamme strattonano spesso mentre corrono perché troppo irruenti o vivaci. 'Il caso Morgan' tutto sommato non esiste perché - in questa occasione - è stato veramente trasparente, come lui stesso ha ammesso. Ma si sa, la sincerità nel nostro Paese - e nella vita di tutti i giorni forse - non paga sempre. Il bambino Morgan per ora sta in un angolo, in pausa di riflessione, magari chiedendosi battendo la testa sul muro il "perché" di tanta sincerità quel pomeriggio, su quel divano di casa sua, durante quell'intervista.

Andrea Conti