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Nando Misuraca in bilico sul pop

Il cantautore a Space Scout

Nando Misuraca, 28 anni.

Cantautore, scrittore e giornalista, ha pubblicato il suo Ep che contiene brani come "Inavvertitamente" che racconta l'uomo che, nonostante si atteggi a bullo, subisce il frustino dominante della donna. O ancora "Suono libero", il grido verso quello che dovrebbe essere il mestiere di cantautore.

Definisci le tue canzoni "d'osservazione". Spiegaci il concetto.
Il concetto è semplice. Le mie canzoni nascono dall’osservazione della realtà, mi piace raccontare storie che vivo o che vedo vivere. Sarà che in passato ho lavorato nel campo del giornalismo ma non so prescindere dal “fatto”, da ciò che mi accade intorno. Per me la realtà è un punto di partenza molto stimolante e ricco, basta aprire semplicemente la finestra o scendere per strada per scoprire tanti piccoli micro-universi che ci ruotano intorno. Ed è di questi che mi occupo, principalmente, nelle mie canzoni.

"Inavvertitamente" parla dell'uomo che nonostante si atteggi a bullo subisce il frustino dominante della donna? Non è una visione maschilista?
Questa canzone è realistica, altro che maschilista. Racconta la storia di un rapporto logoro in cui a ribellarsi è l’uomo, invece che la donna. Sono convinto che il vero “sesso debole” siamo noi maschi che, per quanto giochiamo a fare i duri, siamo fragilissimi e ci basta un sorriso ammiccante di una bella figliola per capitolare, pronti ad esaudire ogni suo desiderio. Naturalmente questa canzone è un’estremizzazione ironica del rapporto uomo-donna, adoro le donne e non potrei mai vivere senza queste magnifiche creature. Tuttavia mi piaceva l’idea di scrivere la canzone del “non amore”, perché l’amore è un terreno fin troppo battuto nella musica, cercando di riassumere il pensiero di tanti uomini, ma anche delle donne che potrebbero cantare il “Lascia stare, Lascia stare” interpretandolo a loro vantaggio. Credo che nell’amore ci debba essere equilibrio tra le parti e questa canzone parla della frattura provocata dagli squilibri.

"Suono libero" è un grido verso quello che dovrebbe essere il mestiere di cantautore. Come nasce questo brano?
Nasce dall’esigenza di un maggior rispetto e considerazione del ruolo sociale e lavorativo del cantautore e, del musicista, in genere. Per anni mi sono sentito un po’ ghettizzato quando alla domanda: “Che lavoro fai?” ed alla mia risposta: “Il musicista” l’interlocutore ribatteva prontamente con un laconico: “Si, ok. Ma qual’ è il tuo vero lavoro?”. Potete immaginare la mia ira. Come se il mestiere di musicista fosse automaticamente associato a quello di perditempo, niente di più falso perché c’è un popolo di artisti (a cui fieramente appartengo) che ogni giorno, con dignità e passione, va avanti e la nostra è un realtà professionale che dovrebbe essere riconosciuta a pieno titolo e sostenuta dal nostro Stato.

Come mai hai scelto la cover "Ehi ci stai"?
Per tre validi motivi, uno scaramantico, uno tecnico, uno tematico. Quello scaramantico è che la canzone fu incisa nel 1980, anno in cui sono nato. Quello tecnico è che il suo autore ed interprete Goran Kuzminac è un grande chitarrista e la chitarra è il mio strumento preferito. Quello tematico, invece, è che la canzone racconta della voglia di vivere la vita in libertà e semplicità, e questo tema è spesso presente nelle mie canzoni. Ricordo che un amico mi fece ascoltare questo brano e rimasi folgorato dalla modernità di scrittura, tanto che mi fiondai a reperire materiale sul suo autore. Scoprì un grande artista. Ma feci di più, sull’onda emozionale, realizzai un provino casalingo di questo remix e lo spedii a Goran che, con mio sommo stupore, mi rispose prontamente felice di questa mia iniziativa. Potete immaginare la mia gioia quando accettò di registrare la traccia di chitarra nella versione definitiva del mio EP. Da allora è nata un’amicizia che mi riempie d’orgoglio e Goran è, senza dubbio, un mio punto di riferimento.

Come nasce il progetto del tuo Ep?
E’ il suggello di dieci anni d’esperienza live nella musica. In questo periodo ho lavorato con tanti artisti importanti ed ho avuto la fortuna di poter imparare da loro facendo la migliore delle “gavette” possibili. Affiancare personaggi come Gianni Conte, Erminio Sinni, Aldo Fedele, Luca Sepe, Umberto Bellissimo e tanti altri è stato per me motivo di grande crescita ed era naturale arrivare un progetto tutto mio. Di carattere sono molto testardo e perfezionista ed avrei scritto altre mille canzoni prima di trovare quella giusta da proporre al mercato ma poi sono stato convinto dall’amore del pubblico, che mi ha sostenuto in ogni serata e, dopo un’intera estate passata a suonare in Sardegna, mi sono deciso a ritornare in studio di registrazione. E Così, dall’incontro con il produttore napoletano Dino Barretta (che ha curato gli arrangiamenti del disco) ed, in seguito, con il fumettista Stefano Carella (che ne ha realizzato le illustrazioni di copertina), è nato questo Ep il cui filo conduttore è la “Libertà” analizzata da varie angolazioni e prospettive e che è, attualmente, ancora alla ricerca di una distribuzione nazionale e da vincoli editoriali.

Hai partecipato all'Accademia di Sanremo nel 2000 cosa ricordi di quell'edizione?
Non ho mai creduto ai concorsi per diventare famoso, ho sempre preferito lavorare duro su me stesso ed imparare il mestiere da chi lo conosceva già. Quell’Accademia salì tristemente alla ribalta delle cronache per una serie di illeciti, si respirava un clima surreale e noi artisti eravamo solamente un numero. Personalmente la presi bene e, quello scivolone, fu lo sprone per ripartire con nuova linfa, confermando la mia teoria sui concorsi.

In quel periodo nasce un altro tuo brano "Cenere e Cemento", che ha poi inciso Luca Sepe. Ma inizialmente era stato proposto a Masini. Come sono andate le cose esattamente?
Fu proprio in quei giorni dell’Accademia di Sanremo che consegnai il disco ed il testo del brano a Marco Masini ma non ricevetti mai risposta. Al mio ritorno conobbi il cantautore napoletano Luca Sepe che, ascoltandolo, se ne innamorò e ne divenne l’interprete. Io fui felice di questa scelta, perché ora Luca è un amico ed un artista che stimo. Masini l’ho incontrato tempo dopo in un teatro di Napoli ed ho capito che è una persona sincera e leale quindi, probabilmente, quando gli diedi il disco era oberato di richieste, come accade a tutti i grandi personaggi.

Sei stato organizzatore de "I cantautori della Myspace generation".  Spiegaci in cosa consisteva l'evento.
E’ un progetto nato per dare una vetrina reale (un palco, nella fattispecie) a tanti progetti indipendenti selezionati dal portale Myspace. Il nome E’ stato ideato originariamente a Roma da alcuni colleghi cantautori della Capitale (Mauro Di Maggio ed altri) ed io ne sono stato l’organizzatore per due fortunate stagioni a Napoli. Questa nostra crociata contro l’indifferenza del mondo musicale nei confronti delle nuove produzioni, ha creato un grande interesse mediatico e fermento nella Penisola tanto che l’evento si è ripetuto in tante altre città in maniera del tutto indipendente dai suoi creatori. Sono molto fiero di questo, vuol dire che abbiamo centrato, nel nostro piccolo, l’obiettivo di aiutare la musica italiana.

Andrea Conti