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A Jazz Meeting Fabrizio Ottaviucci

Tgcom incontra il pianista

A Milano, lo spazio Via Ventura 15, ha ospitato la presentazione di "Ragapiano" il nuovo lavoro del pianista Fabrizio Ottaviucci.

Nella sua carriera Ottaviucci ha collaborato con musicisti e compositori del calibro di Rohan De Saram, Stefano Scodanibbio, Mario Caroli, Manuel Zurria, Francesco Dillon, Aldo Campagnari, Tara Bouman, Markus Stockhausen, con il quale lavora intensamente dal 1986.

Attivo anche sul piano della sperimentazione, Fabrizio ha tenuto concerti con il contrabbassista Gary Peacock, il saxofonista Roberto Ottaviano, i percussionisti Robyn Schulkoswky e Mark Naussef, i chitarristi Paolo Giaro e Nguyen Le, il trombonista Conny Bauer. Il pianista marchigiano, ma che da molti anni vive in Umbria, ha definito la sua musica "improvvisazione intuitiva". Lui stesso, gradito ospite questa settimana a "Jazz Meeting" ci ha spiegato il significato di questo concetto...

"La mia musica - ci ha detto Ottaviucci -, è nata come improvvisazione totale; quella dell'improvvisazione "intuitiva" invece è stata un'idea di Karlheinz Stockhausen, con una definizione data a un suo esperimento; poi suo figlio Markus ha spostato l'esperienza del padre anche in altri generi come il rock ed il jazz; da questo è nata la mia esperienza musicale. Per "intuitiva" si intende quella musica che nasce dalla percezione della frequenza, del luogo e delle persone che abitano questo luogo e sono "presenti" nell'evento musicale. Il luogo dove si suona quindi conta moltissimo nell'improvvisazione "intuitiva", e influisce sul nostro comportamento: quando si va su un palco e non si ha nulla di definito prima di suonare, il luogo ha la sua importanza.

"Ragapiano" invece nasce da un contesto che non e quello della musica intuitiva
Sì, nel disco che presento questa sera ci sono brani nati in precedenti improvvisazioni, in momenti di totale libertà che poi attraverso il ricordo, le registrazioni e le ricerche ho ricostruito; si tratta quindi di elaborazioni di cose precedenti, e quindi sono composizioni vere e proprie non è improvvisazione intuitiva. Per me l'improvvisazione è una dimensione parallela, nata ai tempi del Conservatorio, che mi ha aperto molti spazi anche nella musica di oggi, e che proviene per quanto mi riguarda da generi meno "colti" come il pop e la musica leggera. Nell'improvvisazione il mio punto di riferimento è la volontà di far risaltare l'aspetto emotivo che fa presa sul nostro animo. I riferimenti a Cage a Scelsi e ad altri compositori, in "Ragapiano", sono soltanto indiretti. Ciò che è contenuto in "Ragapiano" non può essere descritto solo a parole, va ascoltato. 

Come mai ha scelto di vivere in Umbria?
Sono stato attratto dal giovanile fascino di S. Francesco, vivevo nelle Marche avevo poco più di vent'anni la figura di Francesco mi aveva molto affascinato, volevo cercare la libertà che lui trovava nella povertà e che stata la mia ispirazione: lui come me amava la libertà. Ora conclusa l'intervista non resta che il concerto dove, in alcuni brani, tutto il pubblico sembra respirare con il pianista e con il suo strumento, condividendone le emozioni.

Giancarlo Bastianelli