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Novecento: "Ora torniamo al pop"

Nuovo singolo in vetta alle classifiche

Negli anni 80 sono stati uno dei gruppi italiani di maggior successo, spostandosi sulla produzione e collaborando con big internazionali, da Sting a Stanley Jordan.

Ora i Novecento tornano al pop e ritrovano il grande successo: il nuovo singolo, "Stop the time", è balzato subito in testa alla classifica dei più scaricati da iTunes. "Volevamo riprendere le sonorità di 'Movin' on'" dice Pino Nicolosi a Tgcom.

Un successo sfolgorante tra il 1984 e il 1987 arrivando anche a scavalcare i confini patrii. Una fase che di fatto si chiude nel 1997 con "C'è un mondo che", primo e unico album realizzato in italiano. Poi arriva il periodo della produzione e degli arrangiamenti al servizio di grandi artisti. Ma il richiamo della ribalta era troppo forte e quindi alla fine i Novecento decidono di tornare a provarci. La formazione è la stessa dell'epoca d'oro, con la voce di Dora Carofiglio e i tre fratelli Nicolosi (Pino, Lino e Rossana) a suonare chitarra, basso e tastiere. Il primo riaffaciarsi alla notorietà è dello scorso giugno, con "Cry", un singolo che sfonda nelle classifiche e attira l'attenzione dei media. Una prova che convince il gruppo a riprovarci con un album ora in uscita, "Secret", a cui hanno collaborato grandi nomi della musica internazionale e che è stato preceduto da un altro singolo di successo.

Pino, cosa vi ha convinto a rispolverare i Novecento?
Era un'idea che ci frullava in testa da un po'. I primi segnali che qualcosa si poteva fare sono arrivati nel 2007, mentre eravamo in tour con Billy Cobham e durante il soundcheck abbiamo iniziato a provare cose nuove. Poi abbiamo accantonato la cosa salvo rispolverarla lo scorso giugno, quando abbiamo fatto uscire il singolo "Cry" che subito è andata in testa alle classifiche.

Qualcuno potrebbe pensare che eravate spariti, mentre in realtà avete lavorato tanto in questi anni...
Sì. Il punto è che dalla metà degli anni 90 in poi ci siamo messi un po' dietro la quinte concentrandoci più che altro sulla produzione. Abbiamo lavorato con Sting, Billy Cobham, Brian Auger. Non senza successi: c'è stato un periodo, attorno al 2003, che eravamo i più suonati nelle radio americane con Stanley Jordan. Era un disco abbastanza difficile, tra la fusion e lo smooth jazz. La cosa buffa è che in Italia quel disco era uscito come Stanley Jordan featuring Novecento, mentre negli Stati Uniti era il contrario. Ma d'altro canto si sa, nemo profeta in patria...

Adesso siete tornati invece al pop dalle grandi venature melodiche.
Sì, in realtà a noi piace molto spaziare. Per anni ci siamo dedicati a genere un po' più di nicchia, adesso invece sentivamo nelle nostre corde un pop alla "Movin' on", quello
che ci ha fatto conoscere. Ovviamente riveduto e corretto secondo i gusti dei giorni nostri, non volevamo fare semplicemente un'operazione nostalgia.

Negli anni 80 oltre voi c'erano molti artisti italiani che cantavano in inglese e ottenevano successo. Come mai questo non avviene più?
In effetti in quel periodo quella che veniva etichettata come "spaghetti dance" andava moltissimo, anche noi, che c'entravamo poco, in virtù del successo anche nelle discoteche eravamo stati messi in quel calderone. Bisogna dire che a discapito delle vendite forse il problema è stato a livello di immagine e di marketing.

Nella vostra carriera avete provato soltanto una volta a realizzare canzoni in italiano. Come mai?
Sì, con "C'è un mondo che". In realtà avevamo ottenuto anche un buon successo ma non era nelle nostre corde. Anche Dora, la cantante, diceva di non sentirsi molto a suo agio. E' una questione tecnica difficile da spiegare. La stessa Elisa una volta ci diceva che bisognerebbe "imparare" a cantare in italiano, è proprio un altro modo rispetto all'inglese.  

Il successo a livello di vendite lo avete ritrovato. Dobbiamo aspettarci di rivedervi anche in tour o in qualche trasmissione televisiva?
Devo dire che ci sono due problemi: intanto lo spazio a disposizione in questo periodo è davvero limitato e poi noi siamo piuttosto timidi da questo punto di vista. Ma qualcosa la faremo di sicuro. A breve pensiamo di fare qualche partecipazione televisiva e nei progetti c'è anche un tour.

Massimo Longoni