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Dianetti e il fantasma di Fiorello

Lʼex finalista di Amici a teatro

Prima di affrontare le "fatiche" del musical "Ad un passo dal sogno" con Platinette, Paolo Calissano al Teatro nuovo di Milano dal 19 febbraio 2008, Andrea Dianetti si è cimentato con il monologo da lui diretto (con A.

De Pascalis), scritto e interpretato "Zitto sa... o non ti televoto". La tournée è iniziata il 20 novembre 2006 a Livorno fino all'approdo al Teatro Oscar di Milano per ben due date il 22 e il 23 settembre di quest'anno.

Il titolo prometteva bene. E anche il fatto che uno dei finalisti (secondo classificato come verrà ricordato durante lo show) della quinta edizione di Amici di Maria De Filippi si cimentasse con una presa in giro dei reality era stuzzicante. Il Teatro Oscar di Milano era stipato di alcuni abbonati e membri del fanclub (che in un paio di occasioni hanno anticipato le battute di Andrea rovinando la 'sorpresa', tanto che simpaticamente il mattatore li ha rimproverati). I primi dieci minuti incuriosiscono. Siamo ad un provino e Andrea cerca di sostenerlo nel migliore dei modi (elemento autobiografico?), ma davanti a lui vengono scelti concorrenti che "non sanno far nulla". E qui l'attacco risulta esser molto chiaro. Poi si passa al solito discorso che gli snob guardano anche loro i reality show, di nascosto si intende.

Arriva il j'accuse contro i Vip che partecipano a vari show come "La fattoria", ironie su Costantino e Daniele Interrante (ma qui il discorso non viene molto approfondito). La dichiarazione "la nostra vita è invasa dai reality", e ancora (riferendosi a sè) "lo so, lo so, sbagliando s'impara". Sincero. Segue un diluvio (nel vero senso della parola) di discorsi, citazioni, tematiche che si scollano dal tema portante. Si parla di calcio, famiglia, di quanto sia importante Milano tra le tappe del suo tour (e via a cantare "Città vuota", hit di Mina riproposta da Fiorello).

Ma quando vi aspettate che si parli ancora di reality... Ecco un discorso sulla tecnologia: tv al plasma, setole vive nello spazzolino, Tom Tom il navigatore satellitare ("ma chi ha scelto questo nome? Tom Tom?"), il telecomando indistruttibile, gli sms e il fatto che con le lettere i rapporti duravano di più. E un dubbio comincia a sorgere, qualcuno in sala lo suggerisce (ma anche tra il primo e il secondo tempo, erano gli abbonati a pronunciarlo fuori dal teatro). A molti viene in mente il nome di un famoso showman italiano. Ma ancora non siamo convinti.

Si continua sui reality? No, ancora momenti di balletto e via al secondo tempo con una coreografia ispirata a "Le Tango du Moulin Rouge" dal film di Baz Luhrmann. Si riprende col tema delle "raccomandazioni", arriva la telefonata del "Il padrino". E ancora balletti, si parla della gioventù di oggi, via alle note de "I migliori anni della nostra vita", imitazioni di Costanzo e De Filippi, nulla di offensivo si intende. Alla fine la chiusa che non poteva che essere la frase "Zitto sa... o non ti televoto". Stop.

Due ore abbondanti di monologo sono francamente troppe. Parole non scandite, spesso non era chiaro cosa si dicesse per la troppa velocità con cui si pronunciavano. Uno show che lo si poteva far durare anche un'ora, legando meglio le parti, riducendo canzoni e balletti e rendendo il testo sui reality più coeso, tralasciando anche il resto. Per seguire le orme di Fiorello ci vuol tanta, tantissima gavetta. A teatro, come nelle serate e nei villaggi. E questa sembra essere la strada intrapresa da Dianetti, che grazie anche alla sua partecipazione ad Amici ha potuto contare sul "nome" per avere visibilità. Ma suvvia, alzi la mano chi non l'avrebbe fatto. Per avere un impatto immediato sul pubblico però bisogna staccarsi dal "modello Fiorello", non riproporre gli stessi tic (come l'alzata del sopracciglio), né canzoni uguali. Insomma acquisire senza dubbio personalità in favore di una resa artistica migliore. In mezzo a tutto questo c'è una sicurezza. In mezzo a tanti(ssimi) minuti di monologo, l'attimo più intenso è stato offerto dall'unico momento "drammatico" della serata, una sorta di lettera aperta al padre scomparso. E forse la chiave della "svolta" è in quello spazio. Scavare sul piano intimo, serio...Insomma cambiare registro e approfondire altri campi per divincolarsi dall'etichetta di "showman", che comunque ha una declinazione prettamente televisiva. E magari parleremo di una nuova sorpresa del teatro. Dianetti ha 20 anni e tutto il tempo per "scoprirsi" ancora. Per dovere di cronaca sulla serata al Teatro Oscar: applausi al termine dello spettacolo e risate da parte del pubblico in sala per ogni battuta detta.

Andrea Conti