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"Sono la balia di Dylan Dog!"

Tgcom intervista Paola Barbato

Sembra ieri che nelle edicole faceva la sua apparizione un fumetto con uno strano investigatore che ricorda Rupert Everett, che si veste sempre con camicia rossa e giacca nera, di professione fa l'indagatore dell'incubo, si muove con relativa tranquillità tra mostri, zombie e fantasmi, finisce spesso per innamorarsi delle sue clienti, è (quasi) perennemente squattrinato e ha un assistente fuori di testa spiccicato Groucho Marx.

Sembra ieri, e invece Dylan Dog ha compiuto vent'anni, considerato che nell'autunno del 1986 usciva "L'alba dei morti viventi". Per festeggiare il compleanno è arrivata una storia a colori su due albi ("Xabaras" e "In nome del Padre") disegnata da Bruno Brindisi e scritta da Paola Barbato, ormai da diversi anni una delle "biografe" del detective di Craven Road. Con lei abbiamo parlato di questo compleanno, non prima però di aver conosciuto il "suo" Dylan.

Se il papà di Dylan Dog è Tiziano Sclavi, tu come ti consideri?
Io sto a Dylan come la signorina Rottenmeier sta ad Heidi. Mi sento più la sua balia, la sua tutrice, la sua governante. Non posso dirmi la sua mamma perché sono troppo cattiva, severa, e neanche sorella, perché non ho quel rapporto giocoso che di solito si ha con un fratello. E non ho neanche la malizia delle cugine, anzi. Sono rigida come un bastone...

Heidi non la citi a caso, visto che, come hai affermato in passato, con Candy Candy e Jenny la tennista ha segnato la tua formazione tra fumetti e cartoon. Anche se poi ti sei ritrovata a scrivere le storie di un personaggio molto maschile... 
Questa è stata la mia fortuna. Da bambina guardavo cartoni animati  e leggevo manga da 'femmine'. Quando ho scoperto Dylan Dog non mi sono fatta affascinare dal personaggio. Dylan come uomo non mi attraeva, mi piacevano le trame, le ambientazioni. Mi sono affezionata alla serie. Quindi non avendo fascinazione sono riuscita, quando sono passata a scrivere le storie, a gestire tutto con sufficiente distacco. Perché quando sei troppo coinvolta con un personaggio tendi a favorirlo, e favorire Dylan è una cosa che alla fine è controproducente, può rovinarlo.

Se Dylan non ti entusiasma più di tanto, c'è qualcun altro a cui sei particolarmente affezionata?
Sono molto legata a un po' tutti comprimari, più a loro che a Dylan. E' molto difficile che nelle mie storie si vedano un ispettore Bloch o un Groucho in difficoltà. Solo a Dylan ne faccio di ogni. Bloch, ad esempio, è un personaggio molto sottovalutato. Un uomo della sua età che fa ancora certe irruzioni, ha coraggio, anche se malcelato dalle finte lamentazioni sulla vecchiaia, però alla fine c'è sempre e non fallisce mai.

Dylan e le donne: sedotto e abbandonato diciamo nei primi dieci anni di storie, poi qualcosa è cambiato. Tu come lo fai interagire con le sue affascinanti clienti?
Il mio Dylan non è neanche sedotto, è quasi dedito all'ascetismo, non gli faccio combinare niente, per il semplice fatto che nelle intenzioni di Tiziano Sclavi Dylan ogni volta si doveva innamorare e venire regolarmente scaricato. Col tempo si è innaturalmente trasformato in uno sciupafemmine, che è una caratteristica contraria al personaggio, il fatto che in ogni numero dovesse esserci una donnina era diventata una cosa meccanica. Io ho pensato che un sano periodo di astinenza non gli avrebbe fatto male, avrebbe ridimensionato un po' la cosa. Dylan ora è più solo, ed è più giusto così, perché dovrebbe essere alla perenne ricerca della donna perfetta senza trovarla mai, puntando all'amore e non al consumo.

Parliamo della storia doppia del ventennale. Grosse novità in arrivo?
Dopo questi due albi non dico che cambierà la serie, ma non si potrà prescindere da quello che accadrà, da quello che succederà nella seconda parte. Quest'evento è stato pensato da Tiziano Sclavi, era definito il definitivo, ma tutta la "costruzione" è opera mia. Io la gravità di ciò l'ho avvertita, nel senso che è stato un onore ma anche un onere dover scrivere una storia così delicata.

Ti sei ritrovata a gestire personaggi "storici" e molto amati dai lettori come Xabaras, il gatto Cagliostro e la strega Kim. Difficoltà?
Ho cercato di farlo con il massimo rispetto di tutti i personaggi. Io ho sempre amato tantissimo Xabaras. Lo ritengo ad alto potenziale, e forse perché così delicato è stato utilizzato molto poco nel corso degli anni. Doverlo gestire per due albi era una bella camminata sul filo del rasoio, e l'ho fatto con grande attenzione. Sono soddisfatta del mio lavoro.

I lettori adolescenti che hanno conosciuto Dylan nel 1986 hanno superato i trent'anni. Pensi che il personaggio oggi sia ancora allettante per i giovanissimi o il fumetto è cresciuto coi suoi "primi" lettori?
Non direi, ci sono moltissimi lettori adolescenti. La differenza è che Dylan Dog per la generazione che adesso ha superato i trent'anni era una specie di evento perché era atipico, anomalo, davvero nuovo, era un eroe debole in cui ci si poteva riconoscere. Sclavi, come dico sempre, ha creato una persona, non un personaggio. E nella metà degli anni '80 questo rappresentava davvero qualcosa di inedito rispetto a quello che proponeva il mercato del fumetto. Finalmente c'era un eroe che, come dire, si poteva toccare con mano. I giovanissimi di oggi non se lo trovano come una novità, ma come qualcosa che già c'è, anche perché nel frattempo c'è stata un'evoluzione nel mondo dei fumetti, e di personaggi più umani oggi ce ne sono certamente di più. In passato l'eroe era l'eroe e il lettore era il lettore, c'era distanza tra i due. Oggi, anche grazie a Dylan, non è più così.


In futuro è previsto un personaggio a fumetti tutto tuo?
Per il momento no, perché io sto già facendo per la Bonelli una graphic novel, cioè un romanzo a fumetti, oltre che a scrivere storie per Dylan. E' una vicenda ambientata molto avanti nel tempo, è una via di mezzo tra un romanzo di fantascienza e di formazione. La sta disegnando Stefano Casini dello staff di Nathan Never. E' un progetto nato a tavola, che è ancora in fase di lavorazione, non sappiamo quando uscirà. Di sicuro dopo l'estate prossima. Comunque è logico che abbia l'aspirazione a scrivere una miniserie per un personaggio mio, penso che sia il desiderio di tutti quelli che fanno questo mestiere poter creare qualcosa di esclusivo da poter proporre, anche solo per vanità. 

E la tua carriera di scrittrice? E' in arrivo qualcos'altro dopo "Bilico"?
Sto scrivendo il mio secondo libro. "Bilico" è andato bene, ha avuto un buon successo di pubblico e critica. E così la mia casa editrice ha continuato a credere in me.

Domenico Catagnano