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Fly, tuffo nel passato di Zucchero

Per il cantante nuovo album e un tour

Dopo cinque anni di silenzio, Zucchero torna con “Fly”, il suo nuovo album che sarà presentato il 22 settembre.

Realizzato sotto la regia del leggendario produttore Don Was e con collaboratori illustri (da Jovanotti a Ivano Fossati), "Fly" è un disco musicalmente ricco che, dal 15 febbraio, Adelmo Fornaciari porterà in tournee in tutta Europa.

Ha voluto tornare un po’ ai tempi di “Oro, incenso e birra”, alla semplicità dei testi, e soprattutto si è cimentato con molti strumenti dall’organo Hammond (“mia grande passione sin da piccolo”) alla batteria.

Fly è un disco che suona molto “ruvido” per stessa intenzione di Zucchero. Ci sono ben cinque ballad su undici brani inediti in “Fly”. Apre “Bacco perbacco”, il primo singolo, con un ritmo molto funky ma anche un utilizzo ritmato di basso e percussioni. Segue la prima ballad, “Occhi”. La canzone è già stata scelta come secondo singolo, che ha un finale molto delicato con uno stile che ricordo molto Battisti. L’organo Hammond e la chitarra fanno da sottofondo a versi intimisti come “ho visto gli occhi suoi/ come grano in mano al vento/ sono ciliegie del mio pianto”. “

"Quanti anni ho” è un pezzo a cui Zucchero tiene molto perché dedicato al figlio Blu. Una ballad, ma anche una dichiarazione d’amore di un padre a un figlio (“Ho bisogno di te/ Di svegliarmi nel sole/ Da quanto tempo hai il mio cuore non so”). Spazio ai colori e alla salsa cubana in “Cuba libre”, la canzone “politica del disco”. Il video del brano, non ancora in rotazione sui canali musicali, vede Zucchero cantare circondato da cubani festanti, mentre passano immagini di repertorio che vedono protagonisti Che Guevara e Fidel Castro. “E’ delicato” è il testo scritto con Ivano Fossati (gli altri autori sono E. Mattei e A. Chiesa), la canzone più bella (“Questo cuore sparpagliato x il mondo se ne và/ Questo cuore disperato è delicato”). Con “Pronto” Zucchero propone uno sei suoi pezzi classici ritmati a suon di funky ed anche un brano esistenziale (“E’ meglio che non sento/ Che mi sento dentro/ Più male sto”).

“Let it shine” ha un sapore soul molto forte sottolineato dal coro Kids Choir, il brano ricorda la tragedia dello Tsunami. “Troppa fedeltà”, scritta con Jovanotti, ha un suono allegro sottolineato dalla chitarra acustica ed elettrica. Chiude “E di grazia plena”, essenziale e minimalista. Un disco che sicuramente i fan del primo Zucchero apprezzeranno. In bilico tra passato e i lavori più recenti, un ritorno alle origini con attenzione al soul e al blues.

Andrea Conti