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Nicoletta Mantovani: "Guarita dalla sclerosi"
Vedova Pavarotti salvata dal metodo Zamboni

Intervista al settimanale Gente: "Sono stata operata e ora non ho più sintomi". E torna la discussione sulle teorie del chirurgo ferrarese

Ap/Lapresse

"A sei mesi dall'operazione mi ritengo guarita dalla sclerosi multipla". Lo annuncia sul settimanale "Gente", Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, che si è affidata al metodo, molto discusso negli ambienti scientifici, del chirurgo ferrarese Paolo Zamboni.

"Non accuso più alcun sintomo: mi è stata data una seconda vita. E ora ho anche debuttato nella produzione cinematografica - aggiunge - con un film che mi rende molto orgogliosa: 'E la chiamano estate' (in uscita il 22 novembre), sulle anomalie e le perversioni di tante coppie".

Il metodo Zamboni e gli scienziati divisi
E' un metodo che continua a far discutere quello "ideato" dal medico ferrarese Paolo Zamboni per trattare la sclerosi multipla (sm). Bocciato un mese fa dallo studio Cosmo dell'Associazione italiana sclerosi multipla (Aism), lo studio scientifico durato due anni ha esaminato 1767 casi, per poi arrivare a negarne la validità. Il metodo, in pratica, consiste in un intervento su alcune vene del collo e parte dal presupposto che esista un collegamento tra sm e Ccsvi (insufficienza venosa cronica cerebrospinale).

Malattia "nata" da vene occluse?
La Ccsvi consiste in un restringimento di alcune vene (le due vene giugulari e la vena dorsale) che portano il sangue al cervello, che porterebbe a un drenaggio del sangue troppo lento, che a sua volta, secondo la teoria di Zamboni, sarebbe causa degli accumuli anormali di ferro riscontrati nella sclerosi multipla. Secondo Zamboni, dunque, un intervento che riporta i vasi alle dimensioni originarie allevia notevolmente i sintomi.

Il metodo Zamboni consiste perciò in un accertamento di tipo diagnostico e un intervento di "liberazione", che comporta la disostruzione di alcune vene della testa e del torace nei pazienti. Secondo quanto rilevato da Zamboni, infatti, il sangue, non defluendo bene, non si purifica e deposita nel cervello e lungo la spina dorsale sostanze tossiche tra cui il ferro, dando vita all'infiammazione tipica della SM (infatti al centro di ogni placca della sclerosi passa una vena).

L'infiammazione provoca una reazione del sistema immunitario che "sbaglia" e va a colpire la mielina che riveste i nervi. Con l'angioplastica dilatativa venosa (PTA, palloncino) vengono "liberate" le vene occluse o malformate. L'intervento endovascolare è poco invasivo per il paziente e dura circa un'ora. Una sonda viene infilata nella vena femorale per risalire fino alla giugulare per la disostruzione. E' in corso un altra sperimentazione presso il Centro di Ferrara.