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In 30mila a Bologna salutano Lucio Dalla
Le lacrime del compagno Marco sull'altare

Gli amici, i colleghi e la gente comune si sono riuniti per dare lʼestremo saluto al cantante

Ansa

Il 4 marzo del 1943 nasceva Lucio Dalla.

E 69 anni dopo Bologna dà l'addio a un figlio: in 30mila hanno partecipato nella basilica di San Petronio ai funerali del cantante, stroncato da un improvviso infarto. Toccante, durante la cerimonia, il saluto dato dal compagno di Dalla, Marco Alemanno, che con la voce rotta dalle lacrime ha letto il testo de "Le rondini". Poi la sepoltura al cimitero la Certosa dove riposerà insieme a papà Giuseppe e mamma Jole.

"Bologna ha perso un figlio vero" ha spiegato nell'omelia il suo confessore, il padre domenicano Bernardo Boschi. E infatti la gente in piazza, come le autorità in chiesa, hanno dimostrato di capirlo, di volergli bene. Tanti gli applausi al feretro. Bologna è una città che dimostra nel giorno del funerale di amare, senza bisogno di spiegazioni. "Lucio Dalla veniva da un colloquio con Dio incredibile, la sua fede passava attraverso l'uomo e rifletteva la sua umanità" è la spiegazione più semplice che padre Boschi dà, nell'omelia, della spiritualità del cantante. "Lucio - ha continuato - con la parola e con la musica scolpiva nelle nostre anime, attingeva dalla profondità, con la sua sete di Dio e dell'assoluto". Un uomo che "trasmetteva serenità e gioia, l'eredità che ci lascia è proprio questa, l'insostenibile leggerezza dell'essere".

Nessuna cerimonia "spettacolare" ma tanti i vip
La Chiesa aveva chiesto una cerimonia non spettacolare, senza musica. Nessuno striscione in piazza, nessun coro, applausi e qualche "Lucio, Lucio" al passaggio del feretro. Tanti i bolognesi che hanno preferito rimanere sul sagrato di San Petronio, nonostante in chiesa ci fossero ancora posti liberi. Dentro, in San Petronio, volti noti come quelli di Renato Zero, Eros Ramazzotti, Ligabue, Gianni Morandi, Gigi D'Alessio, Gaetano Curreri, Renzo Arbore, Jovanotti, i Pooh, Andrea Mingardi e Roberto Vecchioni. Ma un grande assente, Francesco De Gregori, che con Dalla condivise il mitico tour di Banana Republic: molto addolorato, il cantautore però - spiegano dal suo staff - non partecipa mai a questo tipo di cerimonie.

L'omaggio anche del presidente Napolitano
Quando esce dalla chiesa sulla bara di Dalla, per tutti, viene messa la corona tricolore del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Per l'ultimo saluto restano accanto al feretro i "pezzi" più importanti della famiglia "allargata" di Dalla: lo stesso Marco Alemanno, poi Ron, il manager Tobia Righi, l'amico Benedetto Zacchiroli e Gaetano Curreri degli Stadio. Lo accompagnano fino al cimitero della Certosa, dove in 500 persone aspettano il feretro.

L'ultimo saluto a Bologna dalle colline
Ma prima il cantante saluta la sua città con un giro in auto che tocca le strade del centro e quei colli che amava tanto. Lucio fece lo stesso per la madre quando morì, regalandole un'ultima veduta di Bologna dall'alto. Poi la Certosa, il cimitero così vicino allo stadio tanto amato. E dove il cantautore, come scelto da chi gli viveva accanto, ora riposa vicino a papà Giuseppe e mamma Jole.

Il compagno di Dalla allo scoperto e sul web è polemica
In tutti questi giorni l'entourage di Dalla ha voluto tenere un basso profilo sulla vita privata del cantante e così, l'amico (come è stato definito spesso), Marco Alemanno è rimasto in disparte. Ma le sue parole di commiato a Lucio sono state eclatanti. Ha letto, come annunciato, il testo di "Le rondini", la sua canzone preferita. Poi, con un fuori programma che ha spiazzato un po' tutti, ha spiegato perché ha letto il testo di quella bellissima lirica. Quando era bambino ascoltava quasi ossessivamente quella canzone che lo commuoveva e lo faceva volare con la fantasia. "Chi lo sapeva che dopo qualche anno avrei incontrato quel signore - ha detto - e chi avrebbe immaginato che avrei lavorato con lui. Invece è successo e da diverso tempo ho il piacere, l'onore e il privilegio di crescere al fianco di Lucio, il cantante, il musicista, il regista, ma soprattutto l'uomo eterno bambino a cui devo già tanto. Oggi posso spiegargli cosa mi ha dato e cosa continua a darmi, oggi insieme a voi posso dirgli grazie". Poi ha lasciato l'altare, sopraffatto dalle lacrime.

Un intervento che ha commosso tutti e che ha acceso la discussione. Era stata Lucia Annunziata ad esplicitare le polemiche, nella sua trasmissione "In 1/2 h" su Rai3: "I funerali di Lucio Dalla sono uno degli esempi più forti di quello che significa essere gay in Italia: vai in chiesa, ti concedono i funerali e ti seppelliscono con il rito cattolico, basta che non dici di essere gay. E' il simbolo di quello che siamo, c'è il permissivismo purché ci si volti dall'altra parte".

Anche il web si infiamma
E il dibattito e' scoppiato su Twitter: "Ho pianto con Marco Alemanno... che splendida dichiarazione d'amore", "sentite condoglianze a Marco Alemanno per la morte del suo compagno Lucio Dalla", "anche io sono indignato se sento parlare di Marco Alemanno come un amico e un collaboratore di Lucio Dalla. E' amore, bigotti", si legge sul social network. Moltissimi sono i commenti di questo tenore, che sottolineano anche il fatto che questo discorso sia avvenuto in una Chiesa. Marco Alemanno, attore di 32 anni, da qualche anno fa parte della vita di Lucio Dalla. Non era un mistero: era con lui quando si è sentito male in Svizzera e padre Boschi, il confessore di Dalla, gli ha rivolto un pensiero affettuoso, chiamandolo per nome, durante l'omelia. Marco ha parlato d'amore e su questo non c'è dubbio. Un amore, però, che sta stretto nelle etichette: Lucio Dalla non ne ha mai usate, pubblicamente, per definire il suo rapporto con Marco. E Marco ha voluto dire grazie ad un uomo che lo ha fatto emozionare e gli ha regalato parte di sè, rifiutando di essere, di volta il volta, "l'amico", "il collaboratore", "il corista", "il compagno". Ma essendo, semplicemente, Marco.