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I Nomadi guardano al futuro: "Il nostro nuovo album? Lascia il segno"

Esce il 19 maggio il nuovo lavoro del gruppo emiliano. Ruvido, diretto e con testi che guardano direttamente allʼattualità. "Noi seguiamo sempre la nostra strada" dice Beppe Carletti a Tgcom24

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Gli anni di carriera sono 50 (passati) e gli album 30, contando solo quelli in studio. Ma i Nomadi vanno avanti con l'energia e l'entusiasmo di un gruppo emergente. Il 19 maggio esce "Lascia il segno", il nuovo album che segna una nuova tappa in un cammino straordinario. "Questo è un lavoro più ruvido e ruspante, che si distacca dal suono imperante oggi - dice Beppe Carletti a Tgcom24 -. Con un pensiero: questo Paese non deve perdere la speranza".

I Nomadi guardano al futuro: "Il nostro nuovo album? Lascia il segno"

Scelta la via dell'indipendenza come fanno ormai molti artisti complice la crisi dell'industria discografica, i Nomadi hanno confezionato questo album mettendo insieme il virtuoso artigianato dell'azienda a conduzione familiare con la professionalità di un grande progetto internazionale. Ecco quindi le registrazioni fatte in tutta calma e allegria negli studi personali di Carletti e degli altri componenti del gruppo, e la masterizzazione del disco curata da un mostro sacro come Ted Jensen nei prestigiosi Sterling Studios di New York. Ma confezione a parte, è il contenuto a fare per l'ennesima volta centro. Dieci brani diretti, senza fronzoli, carichi di energia e con uno sguardo al rock americano. "Un gruppo come il nostro, con la sua storia - spiega Carletti -, ha quasi l'obbligo di staccarsi dallo standard di ciò che si sente in giro. La discografia italiana è invasa da dischi che, pur essendo ottimi prodotti, suonano tutti alla stessa maniera".

In cosa lascia il segno questo lavoro?
Nell'energia e nel suo essere diverso. Ma anche nei testi, che sono molto nostri e guardano alla realtà che ci circonda. Sono tutte canzoni che vogliono trasmettere positività, il filo conduttore è la speranza.

Se dovessi indicare i brani simbolo dell'album?
Sicuramente il primo singolo, "Non c'è tempo da perdere", che parla del nostro Paese. La speranza di rialzarci c'è sempre, ma ormai bisogna darsi una mossa. Poi "Io come te", che affronta il tema dell'uguaglianza, un tema a noi molto caro e che è attuale oggi più che mai. Ma anche "Animante", un brano nel quale ognuno può vederci un po' quello che vuole. Ma l'album ha una sua forza nel complesso, lo abbiamo costruito come fosse un concerto, con un'alternanza precisa tra momenti tirati e altri più soft.

A proposito di concerti, la parte live rimane il cuore della vostra carriera. Anche quest'anno sarà così?
Assolutamente. Abbiamo in programma già una cinquantina di spettacoli. All'inizio i dischi li facevamo persino controvoglia, per noi contava solo suonare dal vivo. Un anno, nel 1982, siamo riusciti a fare 220 concerti: in quel mese di luglio abbiamo suonato tutti i giorni. I nostri concerti sono delle grandi feste e sono il veicolo principale attraverso il quale allarghiamo il nostro pubblico.

Siete riusciti ad arrivare alle nuove generazioni?
Sì, la nostra vittoria più grande è che il nostro pubblico con il passare del tempo invece di restringersi si allarga. Questo perché chi viene a vederci la volta dopo torna portando qualche amico o qualche parente. E non si tratta solo di genitori che portano i figli, qualche volta è successo anche il contrario.

Dal 2012 è con voi il nuovo cantante, Cristiano Turato. Qual è stato il suo apporto per questo album?
E' stato molto importante, sia dal punto di vista fattivo che di entusiasmo. Il testo di "Non c'è tempo da perdere", per esempio, è interamente suo. Ma al di là del contributo concreto, Cristiano ha portato nuova linfa. Ogni cambiamento per noi ha portato qualcosa di positivo, anche se non sono mai stati cercati e qualche volta sono stati dolorosi.

Eppure per un gruppo con una lunga storia il cambiamento è sempre un rischio. Molti fan sono conservatori...
Questo è sicuro ma un gruppo come il nostro non può pensare a quello. Tanto ci sarà sempre chi contesterà, chi non ci seguirà più perché non c'è più quel membro della band o chi non crede alle vere motivazioni degli abbandoni. Per contro ci saranno quelli ci scopriranno proprio grazie a un volto nuovo o perché qualcuno non c'è più. Funziona così e un po' di pepe a volte ci sta anche bene in una storia lunga come la nostra.

Una lunga storia che è messa nero su bianco in un calendario all'interno del disco.
Sì, abbiamo pensato di fare questo regalo particolare a chi compra l'album. Dentro troverà un calendario dove sono segnati i fatti salienti della nostra carriera, una sorta di Nomadi story spalmata sui 12 mesi dell'anno.