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Festival della Valle d'Itria, dove risorgono le grandi opere dimenticate

Edizione celebrativa per la kermesse di lirica, giunta alla quarantesima edizione incentrata sul Novecento italiano. Si è aperta con "La donna serpente" e "Armida"

armida la donna serpente
ufficio-stampa

Quarant'anni di splendida forma. È il Festival della Valle d'Itria che sta vivendo questo importante traguardo con un'edizione celebrativa di successo. Gli esperti di musica lirica, a livello internazionale, non si fanno sfuggire questo appuntamento tra i trulli e i palazzi barocchi di Martina Franca, nell'assolata estate della provincia di Taranto. Qui risorgono sulla scena opere da tempo dimenticate, inedite in epoca moderna. È un misto di ricerca, recupero e sperimentazione raffinata e per alcuni allestimenti un trampolino di lancio per raggiungere palcoscenici di teatri illustri.

Festival della Valle dʼItria, dove risorgono le grandi opere dimenticate

Questa musica destinata a varcare le frontiere della Valle, delizia da metà luglio il pubblico di appassionati del belcanto con un ricco cartellone. "La donna serpente" di Alfredo Casella, scritta tra il 1928 e il '31 e tratta dal dramma di Carlo Gozzi, ha inaugurato la rassegna nell'edizione 2014 in omaggio a una delle recenti scommesse di questo Festival: valorizzare il Novecento italiano. Sul podio a dirigere Fabio Luisi, regista Arturo Cirillo, tra i nostri più ammirati talenti teatrali. Un titolo "riscoperto" diventato emblema stesso dell'edizione 2014 attenta all'innovazione, una favola che si fa metafora dello spirito stesso dell'evento di Martina Franca: "cambiar pelle" mantenendo la fedeltà alla tradizione.

E proprio la fedeltà è stata messa in scena con "Armida" di Tommaso Traetta, omaggio alla riscoperta della grande scuola musicale pugliese-napoletana. Erano quasi 250 anni che non si rappresentava l'opera che il maestro di musica dei Borbone e in particolare di Isabella, scrisse a Parma nel 1761, impegnato ad accordare lo stile italiano con quello francese. Ne nasce un piccolo capolavoro in guisa di "festa teatrale", declinazione italiana del monumentale omonimo capolavoro del barocco francese di Quinault-Lully e commissionato a Traetta in occasione del matrimonio tra Isabella e Giuseppe II d'Asburgo Lorena. La meravigliosa musica riproposta a Martina Franca, interrotta più volte dagli applausi nella serata della prima dello scorso 27 luglio,è stata diretta da uno dei più brillanti interpreti della scena internazionale Diego Fasolis. Regia della giovane francese Juliette Deschamps. In scena il coro della Filarmonica di Stato "Transilvania" di Cluj-Napoca diretto da Cornel Groza e nove danzatori della milanese "Fattoria Vittadini", impegnati in tutte le opere del Festival della Valle d'Itria, quasi cifra espressiva unificante dell'intero programma in cartellone.

Ma non è solo il Palazzo Ducale a ospitare la rassegna. Aperti chiostri, chiese e quest'anno persino antiche masserie per dare ospitalità alle manifestazioni culturali e ai concerti. Per la prima volta si rappresenta uno dei due atti unici di Agostino Steffani "La lotta d'Ercole con Acheloo" datata 1689 e si sceglie per questo divertimento musicale la cornice del restaurato chiostro della chiesa di San Domenico. "Orfeo ed Euridice", opera di soggetto mitologico, alla base della nascita del Melodramma, con cori e danze, nel Relais Villa San Martino. Proprio l'opera di Gluk nel 1975 diede vita alla manifestazione nel 1975, quando nel Palazzo Ducale si sollevò la bacchetta di Alberto Zedda, che oggi Martina Franca celebra assegnandogli il "Premio Celletti". Un ponte nel tempo lungo 40 edizioni, tra quello che esordì come un sogno dell'estate martinese e che oggi è un'illustre e vivace realtà internazionale.