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Caparezza: "Ecco il mio museo della musica: l'arte è l'antidoto alla violenza"

Esce il 22 aprile "Museica", sesto album dellʼartista di Molfetta che questa volta ha voluto ispirarsi a 17 capolavori della storia dellʼarte per parlare di attualità a suo modo

caparezza
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Si intitola "Museica" il nuovo album di Caparezza, in uscita il 22 aprile, con il quale il cantante pugliese torna a due anni dal fortunato "Il sogno eretico". Un lavoro ambizioso, con 19 brani che traggono ispirazione da 17 dipinti storici. "È il mio omaggio alla creatività - spiega lui -, il mio museo della musica, che si muove tra due poli, arte e violenza. Tutto ciò che è artistico, oltre che culturale, è salvifico".

Caparezza: "Ecco il mio museo della musica: lʼarte è lʼantidoto alla violenza"

Quella di Caparezza è una vera e propria galleria d'arte virtuale, nella quale l'ascoltatore viene preso per mano e accompagnato tra suggestioni pittoriche e squarci sull'attualità. Perché ogni quadro diventa il punto di partenza per parlare d'altro. Qui un Van Gogh, là un Warhol. A destra un Ligabue (Antonio), a sinistra Pelizza da Volpedo. "Ho lasciato fuori l'arte che parla della realtà - spiega Caparezza -, con la sola eccezione di Giotto, in quanto esempio della nascita della prospettiva. Mi sono concentrato su quegli artisti vissuti dopo la nascita della fotografia, che della realtà hanno dato una loro interpretazione".

Nessuno si spaventi, non si tratta di un'erudita trattazione di storia dell'arte. Gli intenti didascalici o didattici sono ridotti al minimo e le storie che prendono vita dai quadri affondano pesantemente nella realtà odierna. Dalle nuove generazioni perse tra effimero e superficialità di "Mica Van Gogh", ai traumi dei "Figli d'arte" schiacciati dalle figure dei padri, passando per chi sfoga la propria rabbia repressa criticando tutto e tutti senza avere gli strumenti adeguati ("Sfogati"). "Cover" è invece un viaggio attraverso alcune delle copertine più belle della storia della musica, quando arte è anche dare a un disco un abito di lusso, completandolo.

Registrato a Molfetta e mixato a Los Angeles da un mostro sacro come Chris Lord Alge ("Un sogno che sembrava impossibile. Ha lavorato con Tina Turner, i Greenday, James Brown e... Caparezza"), "Museica" è un disco ambizioso e importante, che Caparezza considera "uno spartiacque", quasi "un nuovo inizio", al punto da essersi messo in gioco anche come produttore. E, anche se realizzato da uno degli artisti più contemporanei e moderni del panorama italiano, è un lavoro dalle caratteristiche vintage ("il problema è che io sono del '73..."). Ispirazioni artistiche a parte, è infatti un album nella più classica concezione del termine, per quanto non un sia concept. Che supera l'ora di musica (in vinile è un doppio) e che mette al fuoco tanta carne. Al punto che Capa chiede solo una cosa al pubblico: "Spero che la gente lo ascolti almeno due o tre volte - spiega - perché solo dopo più ascolti arriva in maniera completa".

Punto di contatto con i lavori precedenti è la grande commistione di stili e influenze. Sempre più lontano dall'hip hop degli inizi e per il quale lascia spazio alle nuove leve ("Non appartengo a quella scena - dice - ma trovo sia quella che si è evoluta di più negli ultimi anni e ci sono alcuni che sulla metrica hanno fatto un gran lavoro"), Caparezza cita gli Ac/Dc e si autoinserisce più nel solco del cantautorato ("ma non quello classico degli anni 70 e nemmeno quello più leggero degli 80's"). Dal fonolibro al museo d'arte musicale, per lui rimane fondamentale mescolare gli ingredienti più diversi. "È vitale, bisogna fuggire dall'ortodossia - conclude -. Perché mischiando vengono fuori le cose migliori: è questo il grande insegnamento di Masterchef".