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Anathema, verso il futuro guardando il cielo: "Il meglio deve ancora venire"

Si intitola "Distant Satellites" il nuovo album della band inglese. "Per noi si apre una nuova fase" dice il chitarrista Daniel Cavanagh a Tgcom24

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ufficio-stampa

Guarda al cielo il nuovo album degli inglesi Anathema. La band pubblica "Distant Satellites", nuovo passo in avanti in un percorso artistico fatto di melodie eteree e complessi strati sonori. "Per noi questo è l'inizio di una nuova fase - spiega a Tgcom24 Daniel Cavanagh -. Abbiamo inserito molti elementi di elettronica, era il momento giusto per farlo".

Anathema, verso il futuro guardando il cielo: "Il meglio deve ancora venire"

Il gruppo, la cui spina dorsale è composta dalla doppia coppia di fratelli Vincent e Daniel Cavanagh e John e Lee Douglas, ha alle spalle quasi vent'anni di carriera, ma nell'ultimo lustro sembra aver trovato il bandolo della propria matassa creativa. Dal doom e gothic metal degli inizi, curiosamente ibridato con riferimenti pinkfloydiani, si è progressivamente spostato su territori più eterei e romanticamente pop, un'evoluzione ben incarnata dal passaggio dal cantato growl di Darren White alla voce femminile di Lee Douglas, entrata in formazione da qualche anno.

"Distant Satellites" rappresenta un nuovo passaggio, dopo il successo del precedente "Weather Systems". "È una specie di progressione musicale - spiega Cavanagh, chitarrista e cantante -. C'è stato un percorso iniziato con "We're Here Because We're Here", e poi proseguito con "Weather Systems" e il live "Universal". Dopo aver fatto questo ripetere un album sulla falsariga di "Weather System", non avrebbe avuto senso, sarebbe stato persino ridicolo".

Si era chiuso un ciclo creativo?
Credo che "Universal" sia stato la massima espressione di quella fase. In quelle versioni dal vivo emergono chiaramente gli elementi su cui si basano quelle canzoni, che sono le chitarre, il piano e gli archi. Ovviamente ci sono anche qui ma abbiamo inserito delle parti di elettronica.

Come mai avete deciso di sperimentare con elementi di elettronica?
In realtà era una componente che è sempre stata sulla soglia del nostro mondo, perché appartiene al dna musicale di John Douglas e Vincent Cavanagh. Stavamo aspettando il momento giusto per usarla. Quel momento è arrivato.

Qual è stato il momento più difficile della vostra carriera?
Sicuramente prima di "We're Here Because We're Here", l'album del 2010. Era come se fossimo arrivati a un punto morto, in una fase di stasi, e non ci era ben chiaro quale direzione prendere. Tanto che siamo stati senza pubblicare album per più di sei anni.

E come ne siete usciti?
Grazie a un insieme di cose, intanto abbiamo trovato un manager, poi abbiamo firmato con la KScope, un'etichetta con la quale ci troviamo in perfetta sintonia. E poi la ciliegina sulla torta è stato avere Steve Wilson a mixare l'album con il quale siamo ripartiti.

Wilson che ha lavorato anche su alcune tracce di questo nuovo lavoro...
In realtà la sua collaborazione non era prevista. Christer-Andrè Cederberg ha praticamente fatto tutto, ha visto le canzoni nascere, ha registrato tutte le parti musicali, dai demo a quelle definitive. Ma al momento del missaggio finale è stato male ed è stato ricoverato. Noi avevamo la necessita di trovare qualcuno che potesse completare l'album in maniera rapida ed efficace e Steve era la soluzione più ovvia.

Con Chris si è formato un sodalizio molto solido da tre album a questa parte.
Per noi è un po' quello che è stato George Martin per i Beatles, o Nigel Godrich per i Radiohead. Il suo apporto è fondamentale, è difficile pensare di non lavorare con lui. Ovviamente la decisione finale sulle canzoni è nostra, ma il suo contributo è fondamentale. Lui ha un orecchio fenomale per cogliere quello che a noi magari sfugge.

L'artwork è stato curato da un artista coreano, Sang Jun Too. Come siete venuti in contatto con lui?
E' nato tutto dalla title track dell'album, scritta da John Douglas, che era affascinato da questa idea della luce lontana. Abbiamo voluto puntare su quella per la copertina: ho inserito "distant light" in Google ed è uscito il sito questo studio grafico. È un artista newyorchese, l'abbiamo contattato e lui è stato molto felice di collaborare al progetto.

Se dovessi dire a che punto del vostro percorso vi trovate ora cosa diresti?
Per noi è stata un'evoluzione continua. Non ho la minima idea di quale direzione prenderemo in futuro, di solito seguiamo molto l'istinto e il fatto di essere un team molto affiatato ci permettete di farlo con anche un pizzico di incoscienza. Sono assolutamente convinto che abbiamo ancora molto da dare ed esplorare, non abbiamo ancora espresso il meglio delle nostre possibilità.

Anathema - The Lost Song (parts I, II & III) from blind pig on Vimeo.